Le azioni per una crescita digitale

Nota Metodologica

Il monitoraggio dello stato di avanzamento della Strategia di Crescita Digitale, rappresentato nelle tabelle inserite a valle della descrizione delle singole azioni, viene realizzato attraverso tre tipologie di indicatori:

  • KPI di realizzazione: sono gli indicatori che, essendo strettamente correlati alle attività avviate nell’ambito delle singole azioni/progetti, vengono utilizzati per monitorare lo stato di avanzamento delle azioni durante l’arco temporale del piano
  • KPI di risultato: sono gli indicatori definiti nell’ambito dell’Accordo di Partenariato (Obiettivo Tematico 2); attraverso la loro associazione ad ogni singola azione della Strategia è possibile ottenere una misurazione dei risultati che le azioni oggetto della Strategia possono generare sulla Programmazione Nazionale 2014-2020.
  • KPI di impatto [29]: indicatori in grado di fornire una misura dell’impatto delle azioni della Strategia in termini di potenziali effetti economici e sociali delle singole azioni e della Strategia per la crescita digitale nel suo complesso. Sono indicatori che derivano direttamente dal DESI (Digital Economy and Society Index), parte integrante della Digital Agenda Scoreboard.

Per ognuno degli indicatori di monitoraggio della Strategia sono stati identificati un valore base di partenza (baseline a fine 2013/inizio 2014) ed i valori obiettivo da raggiungere nel 2018 e nel 2020.

Nel caso dei KPI di realizzazione, selezionati in funzione degli obiettivi definiti nell’ambito di ogni singola azione, il valore base ed i valori obiettivo sono evidenziati nelle tabelle delle singole schede. Per quanto riguarda le altre due tipologie di indicatori (KPI di risultato e KPI di impatto), che possono impattare su più di un’azione, nelle singole schede se ne riporta solo l’elenco, rimandandone la descrizione completa con indicazioni relative a fonti, baseline e target a fine documento, nel capitolo “Monitoraggio”.

Azioni infrastrutturali trasversali

La presente strategia è sinergica e complementare a quella nazionale per la banda ultralarga che ambisce a massimizzare l’offerta del servizio di connettività fino ai 100mbps. Aver concepito un piano integrato delle infrastrutture e dei servizi è un punto di forza della strategia, capace di colmare il grave gap dell’offerta.

Non basta però garantire la copertura di rete. Nel caso di edifici pubblici come scuole e ospedali, dove è cruciale fornire connettività a banda ultra larga all’utenza, l’amministrazione ha bisogno di sfruttare le economie di scala, per potersi avvalere di banda ultra-veloce.

L’accesso alla banda ultra larga di tutti gli edifici e uffici pubblici non è solo a beneficio dei servizi erogati e delle performance del pubblico impiego, ma è anche a sostegno della diffusione di internet fra i cittadini che sono spesso utenza diffusa di questi luoghi.

Il Sistema Pubblico di Connettività a banda Ultra Larga deve quindi anche prevedere numerosi e diffusi hot spot WIFI, soprattutto nei luoghi pubblici di maggiore frequentazione: ad esempio, scuole, ospedali, uffici comunali, ma anche in selezionate zone turistiche.

Allo stesso tempo, vanno incentivati i privati (ad esempio esercizi commerciali) che mettano a disposizione hot spot wifi con autenticazione federata a quella pubblica.

Un’infrastruttura adeguata di accesso è, infatti, il requisito di base per la crescita digitale, ma a questo tassello fondamentale occorre definire e aggiornare l’insieme di regole tecniche e di principi del Sistema Pubblico di Connettività (SPC), quale “framework” nazionale di integrazione e sicurezza, che definisce le modalità preferenziali che i sistemi informativi delle pubbliche amministrazioni devono adottare per essere tra loro “interoperabili” e sicuri.

La straordinaria portata innovativa del cloud computing ha radicalmente modificato le modalità di approccio alle architetture IT, rendendo ineludibile, anche per le Pubbliche Amministrazioni, un percorso di trasformazione delle proprie infrastrutture e di razionalizzazione della programmazione e della spesa.

È inoltre necessario realizzare alcune infrastrutture critiche di base, come quella per l’identità digitale, in modo da poter ripensare i servizi pubblici online in un’ottica user-centred, capace davvero di stimolare una aumentata domanda da parte di cittadini e imprese.

Sistema Pubblico di Connettività e predisposizione wifi tutti edifici pubblici

Cosa e perché?

Il Sistema Pubblico di Connettività (SPC) è il framework italiano di interoperabilità: un insieme di linee guida, regole tecniche ed infrastrutture per garantire la connettività e l’interoperabilità delle pubbliche amministrazioni. L’attuale Sistema, se prevalentemente attivato su Banda Ultra Larga (minimo 30 MB e per almeno il 70% in 100 MB), abbinato alla predisposizione all’accesso wifi per tutti gli edifici pubblici, con priorità per le scuole, gli ospedali e tutti i luoghi ad alta frequentazione, permetterà di ottimizzare l’offerta e di razionalizzare le risorse pubbliche che - da spesa corrente - possono trasformarsi in investimenti pro futuro. L’accesso wifi sarà tendenzialmente offerto ai cittadini per scopi non commerciali a titolo gratuito.

Chi fa cosa?

AgID è responsabile della definizione del modello di architettura e dei servizi e gestisce le infrastrutture condivise per l’interoperabilità. Consip svolge il ruolo di centrale di committenza. Le amministrazioni aderiscono agli accordi quadro.

Dove siamo e cosa manca

L’esigenza di completare il percorso di interoperabilità dei sistemi delle PA italiane e consentire una efficiente architettura di rete deriva da una serie di debolezze, peraltro già note, emerse dall’analisi SWOT territoriale, come l’elevata presenza di amministrazioni di piccole dimensioni e dislocate in posizioni territorialmente marginali e il livello medio-basso di cooperazione applicativa, soprattutto in alcune aree del paese.

Le nuove gare SPC già avviate consentiranno alle PA di acquisire servizi di connettività ad alta intensità di banda e ad assicurare la cooperazione applicativa e l’interoperabilità fra tutte le amministrazioni.

Un aggiornamento del modello architetturale SPC, facendo leva sulle rinnovate infrastrutture condivise per l’interoperabilità e sugli accordi quadro, abbinata alla predisposizione wifi di tutti gli edifici pubblici, consentirà nei prossimi 5 anni di sostenere il raggiungimento degli obiettivi di connettività a banda ultra larga a 100 MB negli edifici pubblici.

Inoltre, negli edifici pubblici di grande utenza, come scuole e ospedali, la predisposizione di punti WIFI gratuiti, accessibili attraverso il Sistema Pubblico di Identità Digitale, aumenterà il livello di accesso alla rete.

Gli stakeholders pubblici coinvolti

AgID, CONSIP; PAC, Regioni, Comuni, scuole

Ruolo degli stakeholders privati

I fornitori di servizi ICT, gli utilizzatori diretti di servizi delle PA, nonché i realizzatori di servizi - anche utilizzando dati e gli open services di fonte pubblica o partner delle PA (es. Banche per i pagamenti)

Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?

Entrambe.

Il progetto definisce le regole tecniche e i servizi di interoperabilità e connettività, oltre alla diffusione del wifi pubblico sul territorio. È quindi prevalentemente orientato alla domanda di servizi da parte della PA; il budget va allocato alla domanda.

Tuttavia è stato indicato anche un beneficio dell’offerta, perché la standardizzazione di soluzioni per la PA genera indubbi benefici sul sistema di offerta

Tempistica

Gare in corso con dispiegamento dei servizi possibile a partire già dal 2015 e futuri aggiornamenti per la predisposizione dell’accesso wifi graduale in tutti gli uffici pubblici, incluse le scuole.

Monitoraggio dell’iniziativa

AgID progetta, gestisce e monitora l’iniziativa, con il supporto operativo della centrale acquisti Consip. Per quanto concerne la predisposizione wifi degli edifici pubblici, trimestralmente il vincitore della gara invierà ad AgID l’elenco georeferenziato degli edifici predisposti wifi, affinché questa possa pubblicarlo nel proprio portale di accesso ai servizi digitali.

Obiettivi e indicatori

I beneficiari diretti di questa misura sono oltre 5 milioni di persone, fra dipendenti pubblici e studenti, ma sono potenzialmente la totalità della popolazione italiana se si considerano tutti i cittadini che accedono agli uffici pubblici (pazienti ospedalieri compresi).

KPI di realizzazione
KPI Fonte Baseline 2013 Target 2018 Target 2020
Numero di PA connesse a 100 MB (esclusi i comuni non capoluogo di regione) AgID 40 200 2.000
Numero di servizi venduti AgID 1.000 3.000 6.000
KPI di risultato
Copertura con banda ultra larga ad almeno 30 Mbps
Copertura a banda ultra larga a 100 Mbps
Penetrazione della banda ultra larga
Territorio coperto da Wi-Fi pubblico
KPI di impatto
Dimensioni Indicatori
Connectivity NGA Coverage
Subscriptions to fast BB
Human Capital Internet Users
Digital Public Services eGovernment Users
Pre-filled Forms
Online Service Completion
Open Data
Medical Data Exchange
ePrescription

Digital Security per la PA

Cosa e perché?

Il Progetto di Digital Security per la PA nasce per aumentare il livello di sicurezza delle informazioni e delle comunicazioni digitali per consentire nuovi livelli di servizi per i cittadini e le imprese. Dall’analisi territoriale emerge infatti ancora un ritardo nella realizzazione di sistemi di protezione di infrastrutture e servizi digitali e una necessità di prevenire problematiche di criminalità informatica. Il fine ultimo è di tutelare la privacy, l’integrità e la continuità dei servizi della PA, vera e propria infrastruttura critica per il paese. In questo progetto rientra anche il CERT-PA.

Chi fa cosa?

  • II Governo Italiano attraverso l’Agenzia per l’Italia Digitale definisce gli Standard e le linee guida di sicurezza per tutta la pubblica amministrazione. L’aderenza agli standard di servizio e di processo sarà obbligatorio per tutte le Amministrazioni Pubbliche.
  • La Cabina di Regia per la Cybersecurity, presieduta dal Consigliere Militare del Presidente del Consiglio assicura il coordinamento fra tutti i soggetti pubblici.
  • II Ministero dello Sviluppo Economico attraverso l’Organo di Certificazione della Sicurezza Informatica, verifica l’aderenza delle soluzioni agli standard.
  • II settore privato avrà il compito di sviluppare prodotti e soluzioni allineati agli Standard.

Gli stakeholders coinvolti

Nel progetto sono coinvolte tutte le Amministrazioni Pubbliche, nonché tutti quegli attori del settore privato che forniscono soluzioni e servizi alla PA.

Ruolo degli stakeholders privati

II Settore Privato ricopre un ruolo chiave, in quanto sarà l’attore principale al fianco delle Pubbliche Amministrazioni per l’innalzamento della sicurezza e la privacy dei servizi digitali. Questo tipo di coinvolgimento avrà risvolti positivi anche al di fuori della PA, poiché stimolerà il settore privato a sviluppare servizi e soluzioni con più alti standard di sicurezza, che potranno essere messi a disposizione all’intero mercato Italiano ed Europeo.

Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?

Questo progetto è a sostegno sia della domanda che dell’offerta. Dal lato della domanda, migliorerà la capacità di acquisto della Pubblica Amministrazione, portando anche a una ottimizzazione della spesa. Dal lato dell’offerta, consentirà al settore privato di sviluppare la propria capacità estendendo i servizi/soluzioni sviluppati per la PA anche alla clientela non governativa

Tempistica

2015-2020

Monitoraggio dell’iniziativa

Cabina di Regia per la Cybersecurity della Presidenza del Consiglio.

Obiettivi e indicatori

KPI di realizzazione
KPI Fonte Baseline 2013 Target 2018 Target 2020
Numero di segnalazioni gestite dal CERT PA AgID 400 1000 2.000
Numero di PA servite dal CERT PA (PAC e Regioni che si faranno carico di replicare l’attività sul territorio) AgID 24 40 70
KPI di risultato
Comuni con servizi pienamente interattivi
Cittadini che utilizzano il Fascicolo Sanitario Elettronico
Notifiche trasmesse in formato digitale nel processo civile
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie
Grado di partecipazione dei cittadini attraverso il web a attività politiche e sociali
KPI di impatto
Dimensioni Indicatori
Human Capital Internet Users
ICT Specialist
Use of Internet Banking
Shopping
Integration of Digital Technology Cloud
SMEs Selling Online
eCommerce Turnover
Selling Online Cross-border
Digital Public Services eGovernment Users
Medical Data Exchange
ePrescription

Razionalizzazione del patrimonio ICT, consolidamento data center e cloud computing

Cosa e perché?

Il processo di digitalizzazione della PA deve essere accompagnato da una razionalizzazione del suo patrimonio ICT, attraverso;

  • standardizzazione ed ottimizzazione delle applicazioni, partendo da un’analisi dell’esistente, in un’ottica di maggiore integrazione fra le diverse amministrazioni;
  • centralizzazione degli interventi, della programmazione e delle spese/ investimenti della Pubblica Amministrazione;
  • interoperabilità e apertura dati e applicativi;
  • coordinamento fra Pubblica Amministrazione centrale e Amministrazioni locali, per una progressiva e drastica riduzione del numero di data center pubblici.

La straordinaria portata innovativa del cloud computing ha completamente scardinato le modalità di approccio alle architetture IT, rendendo ineludibile, anche per le PA, un percorso conseguente per la trasformazione delle proprie infrastrutture.

Il cloud, infatti, presenta questi principali vantaggi:

  • riduzione degli investimenti in hardware, software e supporto IT che vengono gestiti in outsourcing da infrastrutture / piattaforme / servizi in modalità laaS/SaaS;
  • II Cloud Computing offrendo alle Amministrazioni Pubbliche la possibilità di condividere le infrastrutture IT spostando gli investimenti verso lo sviluppo di nuovi servizi;
  • flessibilità e scalabilità delle risorse IT;
  • aumento delle prestazioni di calcolo del software;
  • gestione ottimizzata (centrale e locale) delle infrastrutture IT attraverso la virtualizzazione dei sistemi (desktop as a service);
  • gestione delle risorse ridondanti per aumentare la disponibilità e la velocità dei sistemi;
  • accesso unificato a tutti i database attraverso IAM (sistema per la gestione delle credenziali) con profilazione permessi utente;
  • riduzione dei consumi/costi d’energia (aspetto sensibile per le politiche di green economy).

In questa ottica si rende, quindi, necessario porre al centro degli obiettivi di razionalizzazione le soluzioni cloud, tenendo conto che la trasformazione dalle architetture attuali ad architetture cloud (la semplice virtualizzazione degli ambienti o, addirittura, la semplice migrazione delle infrastrutture attuali in un numero limitato di datacenter, come ad esempio il consolidamento, costituiscono solo un passo intermedio, che è possibile indicare come “migrazione”) comporta una profonda rivisitazione:

  • delle infrastrutture elaborative dei datacenter;
  • degli ambienti di elaborazione nei quali vanno inserite le applicazioni che sottendono ai servizi;
  • delle applicazioni che sottendono ai servizi.

Tali caratteristiche possono definirsi come componenti essenziali della “trasformazione” dei data center.

È inoltre necessario sin da subito definire i requisiti di interoperabilità e di portabilità tra ambienti cloud. Per garantire l’interoperabilità deve essere favorito un approccio web based, per la gestione semplificata delle applicazioni.

Il percorso prevede, insieme a una maggiore centralizzazione e programmazione degli investimenti della PA centrale, un maggior coordinamento nazionale su:

  1. infrastruttura ICT
    1. aumento della condivisione delle risorse;
    2. superamento del IT legacy a favore di modelli di virtualizzazione, ove possibile, anche verso laaS/PaaS e rehosting
  2. ambienti applicativi ed applicazioni (soprattutto a livello di standardizzazione)
    1. trasversalità dei servizi base, quali autenticazione, controllo degli accessi basato sui ruoli (RBAC), interoperabilità, pagamenti, fatturazione, conservazione, ecc.
    2. evoluzione verso il modello SaaS anche per migliorare il controllo della spesa.

Questa azione è strettamente legata al successo della strategia nazionale per la banda ultralarga, la componente TLC è, infatti, inscindibile da quella IT e la razionalizzazione dei CED della PA deve essere vista come una “terminazione” non opzionale alla disponibilità di banda ultralarga.

Chi fa cosa?

L’Agenzia per l’Italia digitale coordina il processo, anche servendosi di leve finanziarie (Ministero Economia e Finanze) e della centrale acquisti CONSIP, in collaborazione con tutte le Regioni e Province Autonome, al fine di assicurare uniformità delle iniziative nell’ottica della co-progettazione definita in premessa.

Dove siamo e cosa manca

La razionalizzazione del CED PA è un processo obbligatorio per legge, avviato però solo da poche Amministrazioni centrali e regionali. È necessario quindi coordinare tutte le iniziative in un’unica direzione anche in base alle linee guida già emanate da AgID definendo un impianto normativo - in corso di emanazione - atto a dare seguito alla ridefinizione dei servizi pubblici e, dove possibile, alla loro virtualizzazione in logica cloud finalizzata alla migrazione degli stessi in tempi certi e rapidi al fine di superare le principali criticità che hanno caratterizzato il piano sino ad oggi.

I percorsi per l’attuazione della razionalizzazione, secondo una logica cloud first, devono privilegiare ogni soluzione che porti a diminuire le localizzazioni, pur nel rispetto delle autonomie delle varie strutture amministrative.

In ogni caso, si prevedono i seguenti tempi per conseguire il risultato della razionalizzazione/evoluzione in cloud dei data center (avendo quale riferimento l’insieme dei datacenter della PA, circa 11.000):

  • entro il 2015: migrati 5%, trasformati 0%;
  • entro il 2016: migrati 20%, trasformati 0%;
  • entro il 2020: migrati il 70%, trasformati il 30%.

Quanto sopra è possibile solo in caso di disponibilità di un definito piano nazionale di intervento.

Va inoltre stimolato, come detto, l’utilizzo del cloud computing e ridefinito il quadro della programmazione nazionale, definendo una maggiore centralizzazione degli investimenti.

Gli stakeholders pubblici coinvolti

Stakeholders pubblici: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Funzione Pubblica, Ministero Economia e Finanze, Regioni, Comuni.

Ruolo degli stakeholders privati

Stakeholders privati: in base ai modelli di coinvolgimento del privato nell’attuazione della misura e non solo in termini di consultazione pubblica del lavoro realizzato.

Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?

La razionalizzazione del patrimonio ICT prevede in particolare l’accentramento dei data center pubblici attraverso operazioni di centralizzazione, virtualizzazione dell’infrastruttura e utilizzo di soluzioni in cloud. Si tratta, quindi, di un progetto a supporto dell’offerta.

Tempistica

2015-2020

Monitoraggio dell’iniziativa

AgID

Documentazione a supporto

1. Caratterizzazione dei sistemi cloud per la pubblica amministrazione: http://www.agid.gov.it/sites/default/files/linee_guida/sistemi_cloud_pa.pdf;

2. Raccomandazioni e proposte sull’utilizzo del cloud computing nella Pubblica Amministrazione: http://www.agid.gov.it/sites/default/files/documenti_indirizzo/raccomandazioni_cloud_e_pa_-_2.0_0.pdf

3. Linee Guida per la razionalizzazione della infrastruttura digitale della Pubblica Amministrazione http://www.agid.gov.it/sites/default/files/linee_guida/linee-guida-razionalizzazione-ced.pdf.

Obiettivi e indicatori

Il risparmio derivante dalla centralizzazione della programmazione e degli investimenti solo nella Pubblica Amministrazione Centrale può essere stimato in almeno il 15% rispetto ai costi attuali.

KPI di realizzazione
KPI Fonte Baseline 2013 Target 2018 Target 2020
% di datacenter della PA “migrati” su un’infrastruttura in Cloud AgID 0% 20% 70%
% di datacenter della PA “trasformati” in ottica Cloud AgID 0% 0% 30%
Percentuale di server migrati (con aggregazione intra-ente) rispetto al totale AgiD 0% 20% 40%
KPI di risultato
Comuni con servizi pienamente interattivi
Cittadini che utilizzano il Fascicolo Sanitario Elettronico
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese
KPI di impatto
Dimensioni Indicatori
Connectivity NGA Coverage
Human Capital ICT Specialist
Digital Public Services Pre-filled Forms
Online Service Completion
Open Data

Servizio Pubblico d’Identità Digitale (SPID)

Cosa e perché?

Il Progetto di Servizio Pubblico d’Identità Digitale (SPID) vuole garantire a tutti i cittadini e le imprese un accesso sicuro e protetto ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione e dei soggetti privati che vi aderiranno, garantendo un elevato grado di usabilità attraverso l’uso di strumenti multipiattaforma (mobile first), in modo da attivare un processo in controtendenza rispetto alla realtà attuale in cui vi è carenza di utilizzo dei servizi della PA, come evidenziato dall’analisi territoriale. Tutte le identità di SPID saranno verificate da parte dei gestori d’identità accreditati.

Chi fa cosa?

L’Agenzia per l’Italia Digitale definisce le regole e l’accreditamento di tutti gli attori coinvolti, nonché la vigilanza. I gestori dell’Identità Digitale si occupano di erogare le Identità Digitali ai cittadini e a fornire un servizio di verifica/autenticazione per i Gestori di Servizi aderenti. I Gestori di Servizi sono le Pubbliche amministrazioni e quei soggetti privati che decidono di utilizzare SPID per l’identificazione e autenticazione degli utenti. Inoltre partecipano a SPID i gestori di Attributi qualificati, ovvero quelle società che per legge certificano specifici attributi (titoli di studio, iscrizione ad albi, ecc).

Dove siamo e cosa manca

II Decreto attuativo è stato pubblicato in GU. Il 9 dicembre 2014. Il regolamento tecnico definitivo e le modalità di accreditamento saranno emanate dall’AgID, che le ha già pubblicate in bozza sul sito www.agid.gov.it, entro il mese di febbraio 2015.

Gli stakeholders coinvolti

Sono coinvolti in SPID a) tutti i cittadini italiani che accedono a servizi digitali pubblici e privati, b) tutte le pubbliche amministrazioni, e) quei soggetti privati che decidono di utilizzare SPID per identificare e autenticare i propri utenti in modo sicuro d) quelle società che intendono fornire un servizio di Identità digitale.

Inoltre partecipano a SPID i gestori di Attributi qualificati, ovvero quelle società che per legge certificano specifici attributi (titoli di studio, iscrizione ad albi, ecc).

Ruolo degli stakeholders privati

Lo SPID si basa su un modello aperto e flessibile di partnership pubblico/ privato. I gestori dell’Identità digitale e i gestori di attributi qualificati possono essere aziende sia pubbliche sia private purché eroghino il servizio secondo gli standard tecnici definiti dall’AgID, anche in ottemperanza del regolamento comunitario elDAS.

Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?

Il progetto ha l’obiettivo di fornire l’identità digitale ai cittadini e alle imprese attraverso la quale accedere ai servizi digitali della pubblica amministrazione e dei privati. Il progetto viene identificato nella strategia di crescita digitale come infrastrutturale perché abilita gli utenti finali all’utilizzo di servizi on line prevedendo un’autenticazione anche forte. E’ quindi a sostegno sia della domanda (abilita all’utilizzo di servizi) sia dell’offerta (si apre per i gestori dell’identità digitale un nuovo mercato).

Tempistica

Avviamento del progetto entro il primo semestre 2015, progressivo deployment per arrivare alla copertura di almeno il 70% della popolazione attiva online entro il 2020.

Monitoraggio dell’iniziativa

Agenzia per l’Italia Digitale.

Obiettivi e indicatori

KPI di realizzazione
KPI Fonte Baseline 2013 Target 2018 Target 2020
% dei cittadini che acquisiscono una identità digitale AgID 0% 15% 50%
Percentuale di imprese che acquisiscono una identità digitale AgID 0% 5% 30%
Numero di servizi privati che consentono l’accesso tramite identità digitale AgID 0 100 1000
Numero di SP pubblici [30] AgID 0 3.000 10.000
Numero servizi della PA che consentono l’accesso tramite identità digitale AgID 0 500 1000
KPI di risultato
Comuni con servizi pienamente interattivi
Cittadini che utilizzano il Fascicolo Sanitario Elettronico
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie
Grado di partecipazione dei cittadini attraverso il web a attività politiche e sociali
KPI di impatto
Dimensioni Indicatori
Human Capital Internet Users
Use of Internet Banking
Shopping
Integration of Digital Technology SMEs Selling Online
eCommerce Turnover
Selling Online Cross-border
Digital Public Services eGovernment Users
Online Service Completion
Medical Data Exchange
ePrescription

Piattaforme abilitanti

II secondo pilastro della presente strategia sono le piattaforme abilitanti che devono essere realizzate seguendo la logica del Digital First e progettate con al centro l’esperienza utente.

Le piattaforme abilitanti sono la chiave per dotare il Paese di alcuni asset chiave per abilitare lo sviluppo di servizi digitali innovativi con l’obiettivo di:

  • digitalizzare i processi e integrare le pubbliche amministrazioni in un’ottica digitai first;
  • aumentare l’utilizzo di servizi digitali da parte dei cittadini;
  • favorire lo sviluppo di nuovi servizi e iniziative imprenditoriali da parte delle imprese.

Anagrafe Popolazione Residente

Cosa e perché?

Attualmente la gestione dell’anagrafe della popolazione è distribuita in 8.057 banche dati presenti in altrettanti Comuni. I Sistemi Demografici operanti sul territorio sono oltre 70, che si moltiplicano per le rispettive versioni, gestiti da un mercato formato da oltre 40 Software House. Nel tempo si sono sedimentate differenze tra le varie banche dati, che hanno reso i tracciati record difficilmente interoperabili. Tutto questo ha generato un grave ritardo nella erogazione di servizi che necessitano di dati demografici completi e corretti.

L’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) intende rappresentare una risposta a questa frammentazione con una banca dati centralizzata che subentrerà alle Anagrafi comunali e all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) e una ulteriore spinta all’aumento della qualità dei servizi a valore aggiunto dei Comuni e al loro utilizzo da parte di cittadini e imprese, in risposta alle attuali carenze evidenziate nelle analisi territoriali.

ANPR renderà disponibili:

  • lo scambio di informazioni tra Comune e Comune, nell’ottica di
    semplificazione dei processi amministrativi
  • l’allineamento delle basi dati locali
  • il censimento continuo comprensivo della toponomastica
  • i servizi anagrafici centralizzati per pubblici servizi
  • altri servizi e basi dati, in ottica di integrazione nazionale dei sistemi informativi di interesse pubblico, come, ad esempio, quello dello Stato Civile.

Questo garantirà il miglioramento dei servizi ai cittadini che, grazie all’anagrafe centralizzata, potranno, tra l’altro, verificare la propria posizione e/o richiedere certificazioni anagrafiche presso qualsiasi comune e utilizzare servizi online «profilati» centralizzati.

Chi fa cosa?

  • II Ministero dell’Interno è il responsabile del progetto.
  • L’Agenzia per l’Italia Digitale ne coordina l’attuazione con il Dipartimento della Funzione Pubblica.
  • II fornitore dei servizi hardware e software è la Sogei Spa, in-house del Ministero dell’Economia e Finanze.
  • L’ANCI partecipa all’iniziativa per garantire il necessario raccordo con i Comuni.

Dove siamo e cosa manca

Sono in via di completamento le modifiche normative.

In concomitanza con la loro emanazione, si avvierà la validazione delle specifiche tecniche riguardanti: banca dati, interfacce tra Sistemi informativi comunali e ANPR, interoperabilità con il Sistema Pubblico di Connettività.

È stato già definito un insieme di 23 comuni “pilota” (pari a oltre 5 milioni di popolazione residente) che avvierà la migrazione già da settembre 2015.

Al termine di queste attività sarà definito il piano di subentro definitivo di ANPR agli attuali sistemi demografici comunali.

Gli stakeholder pubblici coinvolti

  • L’Istituto nazionale di statistica per la realizzazione del progetto del censimento continuo
  • L’Agenzia delle Entrate per quanto riguarda l’integrazione tra identità demografica ed identità fiscale
  • II Ministero della Salute
  • L’Associazione Nazionale Comuni Italiani
  • Centro Interregionale per i Sistemi informatici, geografici e statistici.

Ruolo degli stakeholders privati

I fornitori dei software gestionali dei servizi demografici comunali saranno coinvolti nella definizione delle interfacce tra i sistemi informativi comunali e l’ANPR.

Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?

Si tratta di soluzione a sostegno dell’offerta poiché (vedi art. 62 del Codice dell’Amministrazione Digitale) si tratta di una base di dati di interesse nazionale che permetterà ai Comuni e ai soggetti aventi diritto la disponibilità dei dati anagrafici e dei servizi per l’interoperabilità con le banche dati tenute dai comuni per lo svolgimento delle funzioni di competenza. Il progetto assicura alle pubbliche amministrazioni e agli organismi che erogano pubblici servizi l’accesso ai dati contenuti nell’ANPR, dei quali sarà garantita l’univocità. La finalità ultima è infatti quella di consentire l’utilizzo di uno strumento unitario che agevoli la gestione di una molteplicità di dati, garantendo l’univocità e la facile fruibilità da parte dei soggetti istituzionali che nelle loro funzioni hanno la necessità di acquisirli.

Si tratta di iniziativa a sostegno della domanda perché permetterà che le informazioni di anagrafe, una volta rese dai cittadini, si intendano acquisite dalle pubbliche amministrazioni senza necessità di ulteriori adempimenti o duplicazioni da parte degli stessi. Costituirà un’azione di semplificazione per il cittadino poiché permetterà l’erogazione di servizi di utilità quali, ad esempio, il servizio di invio telematico delle attestazioni e delle dichiarazioni di nascita e di altri certificati.

Tempistica

Adeguamento normativo da completare entro il 01/03/2015. Realizzazione ANPR e dispiegamento presso i Comuni pilota: entro dicembre 2015. Dispiegamento presso i tutti i Comuni: entro marzo 2016

Monitoraggio dell’iniziativa

Agenzia per l’Italia Digitale

Obiettivi e indicatori

KPI di realizzazione
KPI Fonte Baseline 2013 Target 2018 Target 2020
Numero delle anagrafi comunali inserite in ANPR AgID 0 8.047 8.047
Numero di convenzioni tra pubbliche amministrazioni e Ministero dell’Interno per l’accesso ai dati anagrafici presenti in ANPR AgID 4* 20 100
KPI di risultato
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie
KPI di impatto
Dimensioni Indicatori
Human Capital Internet Users
Digital Public Services eGovernment Users
Pre-filled Forms
Online Service Completion
Open Data

Pagamenti elettronici

Cosa e perché?

Il Sistema dei Pagamenti elettronici “Pago PA” nasce per dare la possibilità a cittadini e imprese di effettuare qualsiasi pagamento in modalità elettronica verso le pubbliche amministrazioni e i gestori di servizi di pubblica utilità, con la stessa user-experience praticata attraverso i siti di e-commerce, concorrendo ad incrementare l’utilizzo dei servizi digitali della PA da parte degli utenti finali, attualmente ancora ad un livello ridotto rispetto alla media europea.

Il Sistema si basa su di un’infrastruttura tecnologica a governance pubblica (il Nodo dei Pagamenti-SPC) che standardizza il colloquio tra pubbliche amministrazioni e prestatori di servizi di pagamento. Il Sistema permette a cittadini e imprese di eseguire i pagamenti in modalità elettronica scegliendo liberamente:

  • il prestatore di servizi di pagamento (es. banca, istituto di pagamento/ di moneta elettronica);
  • tra più strumenti di pagamento (es. addebito in conto corrente, carta di credito, bollettino postale elettronico);
  • il canale tecnologico di pagamento preferito per effettuare l’operazione (es.: on-line banking, ATM, mobile, etc);

Ogni singolo pagamento ha un codice riscontrabile online.

L’utente del servizio, è preventivamente a conoscenza dei costi massimi dell’operazione da effettuare e ha nel contempo garanzia della correttezza dell’importo da pagare: può così disporre il pagamento ottenendo immediatamente una ricevuta con valore liberatorio dall’Amministrazione beneficiaria.

Le pubbliche amministrazioni possono altresì:

  • velocizzare la riscossione degli incassi, ottenendone l’esito in tempo reale ed effettuando la relativa riconciliazione in modo certo e automatico;
  • ridurre i costi e ottimizzare i tempi di sviluppo delle nuove applicazioni online, grazie anche all’utilizzo di soluzioni ed esperienze riusabili;
  • eliminare la necessità di stipulare specifici accordi con i prestatori di servizi di riscossione.

Dove siamo e cosa manca

II Sistema, obbligatorio per tutte le pubbliche amministrazioni e facoltativo per i gestori di servizi pubblici, è già operativo e immediatamente utilizzabile da qualsiasi Ente beneficiario I casi d’uso in esercizio sono il pagamento delle spese di giustizia nell’ambito del Processo civile telematico e il pagamento di tributi e servizi dovuti alle amministrazioni locali delle Regioni Veneto e Emilia Romagna.

Hanno aderito al 30 novembre 2014 24 pubbliche amministrazioni di cui 9 amministrazioni centrali, 7 Regioni e 8 enti locali.

Hanno aderito 11 prestatori di servizi di pagamento di cui 6 istituti di credito (2 in esercizio), 4 istituti di pagamento e moneta elettronica (1 in pre-esercizio) e Poste Italiane (in esercizio).

Sono in corso i test per la connessione di altre 3 Regioni (e relativi enti del territorio) e di 3 ulteriori prestatori di servizi di pagamento.

Fabbisogni

Dal punto di vista normativo è necessario introdurre l’obbligo di pagare i servizi della PA esclusivamente con strumenti di pagamento elettronici eliminando l’uso del contante e imponendo sanzioni per le amministrazioni inadempienti a far data fine 2016. Tali misure aumenterebbero significativamente il tasso di adesione delle amministrazioni (ora solo 22 su circa 20.000).

Dal punto di vista infrastrutturale è necessario:

  • potenziare l’infrastruttura, oggi dimensionata per sostenere una quantità limitata di pagamenti, stimati, a regime, in numero superiore a 100 milioni/anno collocandola in una struttura istituzionale che potrà in via ordinaria essere deputata alla gestione del sistema;
  • predisporre un adeguato piano di comunicazione e formazione a livello territoriale;
  • predisporre un sistema di call center a livello nazionale, al fine di fornire helpdesk di primo livello.

Gli stakeholders pubblici coinvolti

  • Tutte le Pubbliche Amministrazioni come potenziali utenti.
  • Banca d’Italia.

Ruolo degli stakeholders privati

  • I prestatori di servizi di pagamento che offrono servizi e canali di pagamento all’utilizzatore finale.
  • Le imprese che possono offrire i servizi per la gestione dell’infrastruttura.

Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?

È una soluzione a sostegno dell’offerta perché richiede da parte delle Pubbliche amministrazioni la riorganizzazione e la razionalizzazione dei processi alla base della fornitura dei servizi on line ai cittadini e alle imprese. Il Sistema “PagoPA” permette di operare su dati certi, di ridurre contestazioni, reclami e contenziosi e di snellire le procedure amministrative, con un evidente risparmio per le P.A. Il nuovo sistema, rappresenta uno strumento cardine per addivenire ad un sistema concorrenziale e porre in essere un reale cambiamento alle procedure di riscossione della pubblica amministrazione, contribuendo alla contrazione dell’uso del contante e del bollettino postale e consentendo alla PA di adeguare i servizi di pagamenti alle prescrizioni delle direttive europee e agli schemi della SEPA. La soluzione è strutturata secondo una logica sistemica di efficientamento e trasparenza che ha impatto su altre iniziative della PA, come l’Armonizzazione dei bilanci, i Flussi tesoreria e il progetto “Soldi pubblici” (sito dedicato a rendere trasparente a cittadini e imprese la spesa pubblica a livello nazionale).

È una soluzione a sostegno della domanda espressa da cittadini ed imprese i quali sono messi in grado di effettuare pagamenti di multe, tributi, rette scolastiche, bollette, ecc. in modalità elettronica a favore delle amministrazioni e dei gestori di pubblici servizi. Si riducono così costi e tempi a carico degli utenti e si permette loro di scegliere i prestatori di servizi di pagamento; gli strumenti di pagamento; il canale tecnologico di pagamento preferito per effettuare l’operazione (es.: on-line banking, ATM, mobile, etc). La soluzione ha anche ricadute positive relative alla diffusione delle competenze digitali “operative” da parte dei cittadini e all’inclusione digitale, dal momento che permette di aggirare le problematiche legate alla mobilità/trasporto di cittadini anziani, disabili ecc.

Tempistica

2014-12/2015 completamento dell’adesione dei Ministeri e delle Regioni che si propongono anche come gestori di servizi (intermediari) verso gli enti territoriali per l’adesione al sistema.

1 /2016 -12/2016 completamento della diffusione del sistema su tutte le altre amministrazioni (switch off).

1 /2017- 12/2018 completamento delle attività per il funzionamento a regime dell’infrastruttura e applicazioni di sanzioni a chi non utilizza strumenti di pagamento elettronici.

Monitoraggio dell’iniziativa

AgID monitora l’iniziativa in collaborazione con:

  • MEF e Banca d’Italia per quanto riguarda i Ministeri e le PA centrali;
  • CISIS per le Regioni e gli enti a queste afferenti (ASL, Agenzie regionali, ecc);
  • ANCI per gli altri enti locali.

Documentazione di supporto

http://www.agid.gov.it/amministrazione-digitale/pagamenti-elettronici

Obiettivi e indicatori

I risparmi per l’intero ciclo di vita del pagamento (effettuazione, ricezione, riconciliazione, archiviazione) sono stimati, sulla base di valutazioni prudenziali, in circa 10€ a pagamento: ciò vuoi dire che, estesi a regime ai probabili pagamenti elettronici (più di 100 milioni, sui 245 milioni di attuali pagamenti verso la PA), potrebbero portare ad un risparmio complessivo di circa 1 mld di euro.

KPI di realizzazione
KPI Fonte Baseline 2013 Target 2018 Target 2020
% di amministrazioni a bordo del sistema AgID 0% 97% 100%
% dei servizi pubblici attivati sul totale dei servizi erogati soggetti a pagamento AgID 0% 90% 100%
Numero di prestatori di servizi di pagamento aderenti a PagoPA AgID 11 80 90
Numero di transazioni di pagamento annue gestite da PagoPA AgID 100.000 50 Mln 150 Mln
KPI di risultato
Comuni con servizi pienamente interattivi
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie
KPI di impatto
Dimensioni Indicatori
Human Capital Internet Users
Use of Internet Banking
Shopping
Integration of Digital Technology eInvoices
Digital Public Services eGovernment Users
Online Service Completion

Fatturazione elettronica PA

Cosa e perché?

Il 6 giugno 2014 è scattato l’obbligo per Ministeri, Agenzie Fiscali ed enti di previdenza ed assistenza sociale di utilizzare esclusivamente la fatturazione elettronica.

Chi fa cosa?

  • Agenzia delle Entrate: gestisce, per il tramite della Sogei, il Sistema di interscambio che riceve le fatture elettroniche e provvede a destinarle alle PA.
  • Ragioneria Generale dello Stato (Ministero Economia e Finanze) gestisce il Sicoge (Sistema di contabilità generale integrata dello Stato) che supporta le amministrazioni centrali nella ricezione gestione e conservazione a norma delle fatture elettroniche.
  • Dipartimento Affari Generali del MEF: gestisce, per il tramite di Consip, gli strumenti gratuiti messi a disposizione nel Mercato Elettronico della PA.
  • AgID: coordina il gruppo di lavoro interministeriale composto da RGS, Agenzia Entrate, Dipartimento delle finanze del MEF, Dipartimento Affari Generali del MEF, Anci e Cisis per il monitoraggio, la gestione l’assistenza e il supporto alle PA secondo le prescrizioni del DM 55/2013.

AgID gestisce inoltre l’indicePA che contiene tutte le indicazioni utili alla emissione e trasmissione delle fatture elettroniche e coordina i gruppi di lavoro con Confindustria, Unioncamere, Associazioni di professionisti e di categoria ai fini del supporto della PMI e dei professionisti fornitori della PA per l’attuazione del processo di Fatturazione Elettronica.

Dove siamo e cosa manca

Dal 6 giugno 2014, Ministeri, Agenzie Fiscali ed enti di previdenza ed assistenza sociale hanno già ricevuto e gestito oltre 506.270 fatture in formato elettronico. Dal 6 settembre è inoltre impossibile pagare fatture che non sono pervenute in via elettronica.

Attualmente è in corso l’attuazione di tutte le attività propedeutiche, per l’avvio, dal 31 marzo 2015, della fatturazione elettronica anche in tutte le restanti pubbliche amministrazioni (più di 20.000 enti per un totale stimato di circa 35.000 uffici destinatari).

Gli stakeholders pubblici coinvolti

Tutte le pubbliche amministrazioni di cui al comma 209 dell’articolo 1 della legge 24 dicembre 2007, n. 244.

Ruolo degli stakeholders privati

Tutti fornitori della PA che devono adeguarsi ai fini della emissione, trasmissione e conservazione delle fatture elettroniche secondo le prescrizioni normative.

A tale scopo sono state avviate, in piena collaborazione con Confindustria, UnionCamere e Infocamere e le varie organizzazioni nazionali delle diverse categorie di professionisti, numerose iniziative per facilitare le imprese private ed i professionisti ad emettere, trasmettere, gestire e conservare la fattura in elettronico.

In particolare, attraverso queste collaborazioni, sono state fatte e altre sono in corso numerose iniziative di comunicazione, informazione e formazione di imprese e professionisti.

I fornitori di servizi software e archiviazione sostitutiva.

Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?

È una soluzione a sostegno dell’offerta in quanto ha permesso di censire gli uffici destinatari di fatturazione elettronica e di realizzare un Indice delle PA (IPA), gestito da AgID; ha richiesto alle PA una riorganizzazione orientata alla semplificazione delle proprie procedure di acquisizione telematica delle fatture: ne consegue, per il sistema Pubblica Amministrazione, la disponibilità di dati contabili e fiscali certi e univoci.

Il processo di gestione della fatturazione elettronica ha impatto sui sistemi di archiviazione e conservazione digitale e ne prevede l’integrazione.

E’ una soluzione a sostegno della domanda perché semplifica il processo di trasmissione delle fatture per cittadini e imprese. Infatti, attraverso un processo standard definito, viene eliminata l’incertezza nella determinazione dei tempi di effettuazione dei singoli step richiesti dalla normativa fiscale in vigore. I singoli passaggi di invio/ricezione sono certificati da notifiche effettuate dal Sistema di Interscambio (SDI) che fornisce risposta per tutte le pratiche inoltrate attraverso uno specifico sistema di comunicazione, gestito dall’Agenzia delle Entrate.

Tempistica

Entro il 31 dicembre 2014 le PA devono aggiornare i dati su IPA e dal 31 marzo 2015 non possono ricevere più fatture se non in formato elettronico.

Monitoraggio dell’iniziativa

AgID fornisce assistenza e supporto a tutte le amministrazioni già in esercizio e in corso di avvio.

Documentazione a supporto

http://www.fatturapa.gov.it; http://www.indicepa.gov.it; https://fattura-pa.infocamere.it; https://www.acquistinretepa.it.

Obiettivi e indicatori

Studi dell’Osservatorio ICT & Management- Politecnico di Milano stimano risparmi per la PA a regime nell’ordine di 1.6 miliardi di euro annui che potrebbero salire a 6.5 miliardi annui se venisse dematerializzato tutto il ciclo che parte dall’ordine fino al pagamento.

KPI di realizzazione
KPI Fonte Baseline 2013 Target 2018 Target 2020
% amministrazioni che accettano solo la modalità digitale per le fatture AgID 0% 100% 100%
% imprese che utilizzano la modalità elettronica per l’invio delle fatture alla PA AgID 0% 100% 100%
Numero di uffici di fatturazione elettronica attivati dalle pubbliche amministrazioni IndicePA 0 55.000 54.000*
% di uffici di fatturazione elettronica che hanno ricevuto almeno una fattura Agenzia delle Entrate 0% 100% 100%
Numero mensile medio di fatture gestite dal Sistema di Interscambio Agenzia delle Entrate 0 2 Mln 2 Mln
* Gli uffici di fatturazione elettronica attivati costituiscono i centri di ricezione ed elaborazione delle fatture elettroniche, è presumibile pertanto che a regime le PA possano ottimizzare l’organizzazione gestionale e diminuire il numero degli uffici
KPI di risultato
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese
KPI di impatto
Dimensioni Indicatori
Integration of Digital Technology eInvoices

E-procurement

Cosa e perché?

L’e-procurement è una leva per la crescita dell’economia, il miglioramento dell’efficienza e la modernizzazione della pubblica amministrazione. L’Italia adotta l’e-procurement perseguendo gli obiettivi di:

  • semplificazione, digitalizzazione e trasparenza delle procedure di aggiudicazione e gestione dei contratti pubblici, in logica di single internal market;
  • promozione della domanda pubblica di innovazione.

Le direttive europee sugli appalti pubblici e concessioni rendono obbligatorie le comunicazioni elettroniche nelle procedure di appalto pubblico a partire da aprile 2016 in particolare:

  • e-notification: pubblicazione elettronica dei bandi di gara (Aprile 2016);
  • e-access: accesso elettronico ai documenti di gara (Aprile 2016);
  • e-submission: presentazione elettronica delle offerte (Aprile 2017 per Centrali di committenza, Ottobre 2018 per tutte le stazioni appaltanti).

Le direttive rendono parimenti obbligatori il documento di gara unico europeo (DGUE) e il registro on-line dei certificati (Virtual Company Dossier); esse prevedono inoltre la possibilità di ricorrere a Sistemi dinamici di acquisizione, aste elettroniche e cataloghi elettronici.

Alla citata legislazione europea sugli appalti si aggiunge la direttiva 2014/55/EU “fatturazione elettronica negli appalti pubblici”, che obbliga, a partire dal novembre 2018, le pubbliche amministrazioni degli Stati membri ad accettare le fatture elettroniche conformi allo standard europeo in corso di definizione presso il CEN (Comitato europeo di standardizzazione).

In Italia le misure dettate dal DL 66/2014 per la razionalizzazione della spesa pubblica, hanno istituito l’elenco dei soggetti aggregatori per l’acquisto di beni e servizi della PA di cui fanno parte Consip S.p.A. e una centrale di committenza per ciascuna regione più una serie di soggetti accreditati presso l’ANAC. I soggetti aggregatori – al mese di dicembre 2015 sono 34 - effettueranno le gare per l’acquisto di forniture per Ministeri, Regioni, enti regionali, servizio sanitario nazionale, Comuni, Enti locali e loro forme associate. Si stima che sia pari a 87 miliardi di euro la quota di spesa per beni e servizi, gestita da 32.000 stazioni polverizzate sul territorio che passerà dal 1 gennaio 2016 saranno gradualmente razionalizzate attraverso le procedure di acquisto dei soggetti aggregatori, che costituiscono un “sistema a rete” per il perseguimento dei piani di razionalizzazione della spesa pubblica e per la realizzazione di sinergie nell’utilizzo di strumenti informatici per l’acquisto di beni e servizi.

Riguardo il procurement pre-commerciale l’Italia con il DL 5/2012 ha assunto come obiettivo prioritario “l’utilizzazione degli acquisti pubblici innovativi e degli appalti pre-commerciali al fine di stimolare la domanda di beni e servizi innovativi basati su tecnologie digitali” in aderenza con quanto previsto dall’Agenda Digitale Europea. A tale scopo il DL 179/212 “Decreto crescita 2.0” definisce gli stakeholder istituzionali del procurement di innovazione e le sue modalità di attuazione.

In questo scenario l’obiettivo dell’Italia è l’innovazione del public procurement attraverso l’adozione da parte dei soggetti aggregatori, delle pubbliche amministrazioni e degli operatori economici fornitori della PA di piattaforme digitali che sfruttino i risultati e i prodotti definiti nell’ambito del CEN (BII WS, PC 434 “electronic invoicing”, PC 440 “electronic public procurement”) e dei Large Scale Pilot (PEPPOL, e-SENS).

Inoltre attraverso specifiche Linee guida l’Italia intende promuovere la diffusione degli acquisti pubblici innovativi e degli appalti precommerciali.

Chi fa cosa?

L’Agenzia per l’Italia digitale coordina il gruppo di lavoro interistituzionale cui partecipano ANAC, PCM - Dip. Politiche europee, Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, Dipartimento delle finanze del MEF, Dipartimento Affari Generali del MEF, RGS, Agenzia Entrate, Anci e Cisis per il coordinamento, monitoraggio e supporto alle centrali di committenza e alle pubbliche amministrazioni per l’adozione dell’e-procurement.

  • AgID: centrale di committenza pre-commerciale per conto delle amministrazioni pubbliche.
  • ANAC: organo di regolazione e vigilanza in materia appalti. È responsabile dell’Elenco dei Soggetti Aggregatori e gestore della banca dati nazionale dei contratti pubblici e del sistema AVCpass
  • CONSIP: gestisce per conto del Ministero delle Finanze il programma di razionalizzazione della spesa e il sistema di e-procurement di supporto al programma stesso
  • Dipartimento Politiche Europee: svolge un ruolo di coordinamento delle amministrazioni centrali, regionali e locali nella fase di negoziazione e di recepimento della normativa europea sugli appalti. Coordina le attività relative alla definizione delle linee guida per promuovere la diffusione degli acquisti pubblici innovativi e degli appalti precommerciali
  • Dipartimento delle finanze del MEF: responsabile del coordinamento legislativo per le aree di competenza.
  • Dipartimento Affari Generali del MEF: gestisce per il tramite di CONSIP il programma di razionalizzazione della spesa e il sistema di e-procurement di supporto al programma stesso
  • Ragioneria Generale dello Stato (Ministero Economia e Finanze): gestisce il SICOGE (Sistema di contabilità generale integrata dello Stato) che supporta le amministrazioni centrali nella gestione del ciclo dell’ordine.
  • Agenzia delle Entrate: come responsabile del Sistema di interscambio, garantisce l’adozione delle tecnologie di e-procurement adottando infrastrutture di trasporto interoperabili a partire dal processo di fatturazione verso la PA in attuazione alle direttive europee.
  • Soggetti Aggregatori: maggiori utilizzatori pubblici in ambito territoriale del framework adottato per l’e-procurement, nonché gestori di piattaforme tecnologiche di e-procurement
  • Associazioni di imprese: saranno coinvolte per definire azioni di supporto, destinate in particolar modo alle piccole e medie imprese, per l’accesso agli appalti elettronici.

Riguardo il procurement pre-commerciale il Ministero per l’Istruzione, la Ricerca, l’Università e la Ricerca e Ministero per lo Sviluppo Economico definiscono insieme ad AgID gli ambiti prioritari di ricerca, le aree tecnologiche ed i requisiti di domanda pubblica da collegare e promuovere in relazione alla realizzazione dell’Agenda digitale italiana.

Cosa manca

  • Il recepimento delle direttive europee sugli appalti pubblici
  • Gli standard e la procedura di accreditamento delle piattaforme di e-procurement;
  • Un programma di riuso e replica delle esperienze esistenti sul territorio;
  • L’implementazione dei servizi centrali dell’architettura PEPPOL che permettano la costituzione di una rete nazionale delle Centrali di committenza e la loro connessione con gli omologhi soggetti europei.
  • Gli standard e la procedura di accreditamento delle piattaforme di e-procurement
  • L’adozione delle linee guida per promuovere la diffusione degli acquisti pubblici innovativi e degli appalti precommerciali

Gli stakeholders pubblici coinvolti

Tutte le pubbliche amministrazioni e le centrali di committenza/soggetti aggregatori

Ruolo degli stakeholders privati

  • Intermediari tecnologici che potranno offrire ai fornitori della PA e alle PA servizi per l’accesso alla rete dell’e-procurement pubblico.
  • Fornitori della PA che adegueranno i propri sistemi per colloquiare con la rete dell’e-procurement pubblico.
  • Industria del settore IT (system integrator, fornitori di servizi fiduciari, fornitori di servizi di conservazione)
  • Centri di ricerca ed università che potranno offrire supporto alle imprese attraverso formazione e diffusione di best practices.

Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?

L’e-procurement e il procurement d’innovazione sostengono sia la domanda sia l’offerta. L’e-procurement semplifica e velocizza le procedure di acquisizione e di gestione dell’ordine sia della PA che dei fornitori creando le condizioni per implementare automatismi a supporto dell’intero processo di approvvigionamento delle Pubbliche amministrazioni.

Il procurement di innovazione è una leva sulla qualità dell’offerta guidata dalle necessità di ammodernamento della pubblica amministrazione.

Tempistica

Entro il 18 aprile 2016 scattano gli obblighi delle direttive europee sugli appalti pubblici riguardo l’utilizzo delle comunicazioni elettroniche nelle procedure di acquisizione.

Riguardo le principali milestones si prevede:

  • aprile 2016 e-Notification, e-Access
  • dicembre 2016 linee guida innovation procurement e appalti precommerciali;
  • aprile 2017 e-Submission per le centrali di acquisto
  • ottobre 2018 e-Submission per tutte le amministrazioni aggiudicatrici
  • novembre 2018 e-Invoicing (CEN 434), ciclo ordine-consegna-fattura (CEN 440)
  • novembre 2019 piena adozione Peppol.

Monitoraggio dell’iniziativa

AgID è responsabile del monitoraggio (in collaborazione con DAG/Consip).

Obiettivi e indicatori

La Banca mondiale stima che gli appalti elettronici possono determinare risparmi dal 6 al 13,5% della spesa totale per gli appalti pubblici.

Secondo stime dell’Osservatorio del Politecnico di Milano su un volume annuo di spesa della pubblica amministrazione per l’acquisizione di beni, servizi e lavori pubblici di circa 137 miliardi di euro, circa 100 miliardi è effettuata attraverso appalti, questo porta a stimare un risparmio potenziale compreso tra 6 e 13,5 miliardi di euro l’anno.

KPI di realizzazione
KPI Fonte Baseline 2013 Target 2018 Target 2020
% soggetti aggregatori che adottano standard, protocolli e infrastrutture di comunicazione interoperabili definiti in ambito europeo (CEN, OpenPeppol) AgID 10 15 65
% soggetti aggregatori che utilizzano procedure di acquisto telematiche AgID 5 20 100
% appalti sopra soglia in modalità elettronica AgID 60 80 100
% appalti sottosoglia in modalità elettronica AgID 10 40 60
% stazioni appaltanti che hanno dematerializzato il ciclo ordine, consegna, fattura AgID 5 35 65
% crescita del valore degli appalti di innovazione AgID 0 600 1.000
% soggetti aggregatori che utilizzano e-notification AgID 5 100 100
% soggetti aggregatori che utilizzano e-access AgID 5 100 100
% soggetti aggregatori che utilizzano e-invoicing AgID 5 100 100
% soggetti aggregatori che utilizzano e-submission AgID 5 100 100
KPI di risultato
Comuni con servizi pienamente interattivi
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese
KPI di impatto
Dimensioni Indicatori
Human Capital ICT Specialist
Integration of Digital Technology Electronic Information Sharing
eInvoices
SMEs Selling Online
eCommerce Turnover
Selling Online Cross-border

Open Data

Cosa e perché?

Le pubbliche amministrazioni ancora faticano a pubblicare dati aperti (e a tenerli aggiornati), come è evidenziato anche dall’analisi di contesto territoriale. Per questo motivo s’intende attuare una strategia che prevede:

  • l’adozione di linee guida nazionali che definiscano modelli e metodologie comuni, facilitando l’interoperabilità semantica attraverso descrittori e ontologie;
  • la definizione di un’agenda nazionale [31] in cui sono definiti obiettivi e tempistiche entro cui le diverse amministrazioni sono obbligate a rilasciare i dati, con la previsione di un sistema premiale per favorire la pubblicazione di open data da parte delle amministrazioni;
  • la promozione di requisiti “open data” a tutti i nuovi software e alla manutenzione evolutiva degli esistenti.

L’azione è in sintonia con iniziative internazionali a cui l’Italia ha aderito, come la G8 Open Data Charter (sottoscritta dall’Italia nel 2013) e Open Government Partnership (di cui l’Italia fa parte fin dal 2012).

Chi fa cosa?

a) L’Agenzia per l’Italia Digitale:

  • redige e pubblica le Linee Guida nazionali per la valorizzazione del patrimonio informativo;
  • definisce gli standard e le ontologie;
  • predispone la bozza di agenda annuale contenente gli obiettivi di valorizzazione del patrimonio informativo;
  • gestisce il portale nazionale dei dati aperti dati.gov.it in cui sono pubblicati i dati di tutte le pubbliche amministrazioni italiane (ministeri, regioni, comuni, ecc.) e il catalogo delle applicazioni pubblicati a partire da essi;
  • cura ed aggiorna il repertorio nazionale delle basi dati della pubblica amministrazione;
  • gestisce il catalogo nazionale (Repertorio Nazionale Dati Territoriali - RNDT);
  • realizza un efficiente data extraction tool volto a rendere accessibile e fruibile qualunque dato pubblico;
  • consulta gli stakehoder pubblici e privati;
  • valorizza il patrimonio informativo e promuove il suo riutilizzo.

b) La Presidenza del Consiglio dei Ministri:

approva l’agenda nazionale sulla valorizzazione del patrimonio informativo.

e) Le singole Pubbliche Amministrazioni:

pubblicano i dati aperti secondo le regole definite da AgID e le scadenze previste nell’agenda nazionale per la valorizzazione del patrimonio informativo.

Gli stakeholders pubblici coinvolti

Tutti i livelli amministrativi saranno coinvolti non solo in quanto destinatari delle linee guida e degli standard elaborati da AgID, ma anche attraverso la partecipazione all’interno dei gruppi di lavoro costituiti per la redazione e la revisione dei documenti.

Ruolo degli stakeholders privati

Associazioni esponenziali degli interessi di cittadini e imprese saranno coinvolte attraverso la partecipazione nei gruppi di lavoro preliminari alla redazione delle linee guida e dell’agenda nazionale, in modo da indicare quali sono i dati da liberare prioritariamente.

Cittadini e imprese saranno altresì coinvolti attraverso l’organizzazione di iniziative in cui sperimentare le potenzialità del riutilizzo dei dati aperti (ad esempio attraverso, la partecipazione dei privati a progetti per la creazione di servizi sviluppati grazie ai dati).

Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?

Questa misura palesa un perfetto bilanciamento fra domanda e offerta: si tratta infatti di mettere a disposizione nuovi dati a disposizione dei cittadini e delle imprese (incrementando dunque l’offerta) ma nel contempo incentiva anche la domanda poiché incrementa le occasioni di riutilizzo dei dati anche per finalità commerciali.

Tempistica

2014-2020.

Monitoraggio dell’iniziativa

AgID, anche attraverso consultazione con gli stakeholders pubblici e privati.

Documentazione a supporto

http://www.dati.gov.it: portale nazionale dati aperti; http://www.rndt.gov.it/RNDT/home/index.php: repertorio nazionale dei dati territoriali; http://www.agid.gov.it/sites/default/files/documenti_indirizzo/agendanazionalepatrimioniopubblico2014.pdf: agenda nazionale per la valorizzazione del patrimonio informativo 2014; http://www.agid.gov.it/sites/default/files/linee_guida/patrimoniopubblicolg2014_v0.7finale.pdf: linee guida per la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico.

*Obiettivi e indicatori*

KPI di realizzazione
KPI Fonte Baseline 2013 Target 2018 Target 2020
Numero di dataset pubblicati nel portale dati.gov.it AgID 10.000 ca 15.000 25.000
Numero di Amministrazioni che pubblicano dati in formato aperto AgID 80 ca 150 300
KPI di risultato
Comuni con servizi pienamente interattivi
Grado di partecipazione dei cittadini attraverso il web a attività politiche e sociali
KPI di impatto
Dimensioni Indicatori
Human Capital Internet Users
Digital Public Services eGovernment Users
Online Service Completion
Open Data

Sanità digitale

Cosa e perché

L’innovazione digitale dei processi sanitari è un passaggio fondamentale per migliorare il rapporto costo-qualità dei servizi sanitari, limitare sprechi e inefficienze, ridurre le differenze tra i territori, nonché innovare le relazioni di front-end per migliorare la qualità percepita dal cittadino.

Le attività si svilupperanno lungo le seguenti linee di intervento nell’ambito del “Patto della salute” del Ministero della Salute, che rappresentano altrettanti passaggi fondamentali e prioritari per creare un contesto organico necessario a costruire il futuro della sanità digitale.

Si tratta infatti di sviluppare soluzioni completamente integrate, caratterizzate da una forte interazione dei sistemi informativi sanitari, aziendali e ospedalieri, e basate sull’utilizzo diffuso di tecnologie cloud, sull’applicazione di criteri per omogeneizzare e standardizzare la raccolta e il trattamento dei dati sanitari. L’integrazione è il presupposto per favorire una corretta interazione di tutti gli attori interessati. Su queste linee di intervento, e con l’obiettivo primario di garantire la continuità assistenziale, si potranno consolidare sistemi informativi territoriali su cui impiantare modelli organizzativi innovativi, in grado di erogare servizi ad assistiti e operatori anche a supporto delle attività socio-sanitarie territoriali, come agevolare la diagnostica, sostenere i percorsi di cura e gestire le cronicità.

Si potranno finalmente sviluppare e diffondere in modo capillare la telemedicina, il telemonitoraggio e il teleconsulto, che richiedono l’uso di strumenti elettromedicali innovativi, sensori, videocomunicazione e altri apparati, sia per controllo a distanza del paziente che per agevolare il colloquio tra questo e gli operatori sanitari. In un simile contesto tecnologico, ad alta affidabilità e sicurezza, sarà possibile effettuare ampie analisi degli esiti clinico-assistenziali, mediante attività di business intelligence di settore.

  • Fascicolo sanitario elettronico
    Si intende procedere alla realizzazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) del cittadino, inteso come l’insieme di documenti clinici (patient summary, referti, prescrizioni, ecc.) inerenti al proprio stato di salute e derivanti dal proprio rapporto con i diversi attori del Servizio Sanitario Nazionale.
  • Ricette digitali
    Occorre completare la sostituzione delle prescrizioni farmaceutiche e specialistiche cartacee con gli equivalenti documenti digitali, in modo uniforme e con tempi certi su tutto il territorio nazionale.
  • Dematerializzazione dei referti medici e delle cartelle cliniche
    Per migliorare i servizi ai cittadini, riducendone i costi connessi, è necessario accelerare il processo di dematerializzazione dei referti medici, rendendoli disponibili anche online, e delle cartelle cliniche.
  • Prenotazioni online
    Accelerare la diffusione dei Centri Unici di Prenotazione (sia online sia attraverso intermediari, es. farmacie) delle prestazioni sanitarie a livello regionale e sovra territoriale, al fine di ottimizzare l’impiego delle risorse e ridurre i tempi di attesa.

Dove siamo e cosa manca

Per ogni linea di intervento sono già state realizzate o sono in corso molte attività:

Fascicolo sanitario elettronico

  • A livello nazionale:
    • il Garante per la protezione dei dati personali ha emanato le “Linee guida in tema di FSE” il 16 luglio 2009;
    • il Ministero della salute (con le Regioni, il Garante per la protezione dei dati personali e la PCM (ex Dipartimento per la digitalizzazione DDI, ora confluito nell’Agenzia per l’Italia digitale - AgID) ha elaborato le linee guida nazionali per l’istituzione del FSE, approvate il 10 febbraio 2011 dalla Conferenza Stato-Regioni;
    • la PCM (ex DDI) e il CNR hanno elaborato, in accordo con Regioni, le Linee guida per l’interoperabilità del FSE a livello sovra regionale (rete sperimentale attivata su 3 regioni), nel contesto del sistema pubblico di connettività (SPC).
    • la previsione normativa per l’istituzione del FSE è stata inserita nel DL 179/2012 DDL (articolo 2), poi modificata e rafforzata con il DL 69/2013:
      • le regioni devono istituire il FSE entro il 30 giugno 2015, nel rispetto dei criteri definiti con apposito DPCM attuativo (in fase di emanazione), secondo un Piano di progetto presentato entro il 30 giugno 2014 (tutte le regioni hanno presentato il piano di progetto ad AgID nei tempi previsti), redatto sulla base di linee guida emanate da AgID (pubblicate il 30 marzo 2014) e approvato, entro il 30 agosto 2014, da apposito gruppo di lavoro istituito da AgID e il Ministero della salute (le attività di valutazione si sono completate ma si è in attesa dell’emanazione del DPCM attuativo);
      • al fine di favorire l’interoperabilità delle soluzioni di FSE sviluppate a livello regionale, anche accentrando funzionalità comuni a più soluzioni, è prevista la possibilità di creazione di apposita piattaforma tecnologica a cura di AgID.
  • A livello regionale: tutte le regioni stanno investendo nello sviluppo di soluzioni di FSE.
  • La legge di stabilità 2013 ha istituito l’Anagrafe nazionale degli assistiti (da realizzarsi, a cura del Ministero della salute e del MEF, sulla base dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente) che può rappresentare un’importante elemento di semplificazione per la realizzazione di un’architettura federata del FSE; il decreto attuativo è in fase di preparazione.

Ricette digitali

L’art. 50 della legge 24 novembre 2003, n.326 (modificato dalla legge finanziaria 2007) ha introdotto l’obbligo di trasmissione telematica dei dati delle ricette ai fini del controllo della spesa.

  • II D.L 31 maggio 2010 n.78 (art 11, comma 16) ha dato valore legale alla trasmissione telematica dei dati delle ricette (scompare la “ricetta rossa” cartacea).
  • II decreto dirigenziale del Ministero dell’economia e delle finanze del 2 novembre 2011 disciplina le modalità tecniche per attuazione del D.L. 31 maggio 2010 n.78 (il medico compila la ricetta online senza rilasciare nessun documento “formale” al paziente, ma solo un “promemoria” che riporta il numero di identificazione della ricetta. Il paziente si reca in farmacia e ritira il medicinale mostrando la propria tessera sanitaria e il “promemoria”) e rimanda, per la definizione dei piani di adozione della nuova procedura, alla stipula di accordi con le regioni (entro settembre 2012).
  • II DL 179/2012 ha previsto un’accelerazione in tema di introduzione delle ricette elettroniche introducendo l’obbligo per tutte le regioni di provvedere, entro giugno 2014 e sulla base di apposite convenzioni stipulate con il MEF, alla graduale sostituzione delle prescrizioni in formato cartaceo con le equivalenti in formato elettronico, in percentuali di almeno il 60%nel 2013, l‘80% nel 2014, il 90% nel 2015. Inoltre, mediante apposito decreto attuativo, è prevista la validità a livello nazionale delle ricette farmaceutiche in formato elettronico (rimane validità a solo livello regionale per quelle prescritte in formato cartaceo).

Dematerializzazione dei referti medici e delie cartelle cliniche

  • II Garante per la protezione dei dati personali ha emanato le ” Linee guida in tema di referti online” il 19 novembre 2009.
  • II D.L. 13 maggio 2011, n. 70, ha introdotto l’obbligo di refertazione online (e pagamenti elettronici) per tutte le aziende sanitarie (DPCM attuativo 8 agosto 2013);
  • II Ministero della salute ha emanato le “Linee guida per la dematerializzazione della documentazione clinica in diagnostica per immagini” mentre Federsanità-ANCI (in collaborazione con il Dipartimento per la digitalizzazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri) ha pubblicato le linee guida per le aziende sanitarie per la refertazione online.
  • II DL 179/2012 ha rafforzato le previsioni dell’articolo 47-bis del D.L. 9 febbraio 2012, n.5, (“Semplifica Italia”), per consentire la conservazione delle cartelle cliniche anche esclusivamente in modalità digitale.

Prenotazioni e pagamenti online

  • II Ministero della salute ha emanato le “Linee guida nazionali - Sistema Centri Unici di Prenotazione - CUP”; tutte le regioni e province autonome stanno operando al fine di integrare i sistemi CUP esistenti a livello locale.
  • II D.M. 8 luglio 2011 del Ministero della salute regola l’erogazione, da parte delle farmacie, di attività di prenotazione delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, il pagamento delle relative quote di partecipazione alla spesa a carico del cittadino e il ritiro dei referti relativi a prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, da attuare con previsione nell’accordo collettivo nazionale.
  • II D.L 13 maggio 2011, n. 70, ha introdotto l’obbligo di accettare pagamenti elettronici per tutte le aziende sanitarie (DPCM attuativo 8 agosto 2013). L’obbligo per tutte le pubbliche amministrazioni di consentire agli utenti pagamenti in modalità elettronica è inoltre previsto (a decorrere dal 1 giugno 2015) dall’articolo 5 del CAD, integralmente modificato dal DL 179/2012.
  • II D.L. 9 febbraio 2012, n.5, “Semplifica Italia” (art. 47-bis), promuove la gestione elettronica delle prenotazioni alle prestazioni sanitarie.

Cosa rimane da fare per ogni linea di intervento:

Fascicolo sanitario elettronico

  • Completare iter di approvazione/pubblicazione del DPCM attuativo previsto dalla norma istitutiva del FSE (articolo 12 del DL 179/2012), relativo a caratteristiche del FSE (passaggio necessario per poter continuare percorso di realizzazione del FSE disegnato dalla norma);
  • Completare iter di approvazione/pubblicazione del decreto attuativo previsto dalla norma istitutiva dell’Anagrafe nazionale degli assistiti;
  • Favorire percorsi di “condivisione” delle infrastrutture / piattaforme software (ovvero dei servizi da questi erogati) a livello sovraregionale (come anche ampiamente previsto dalla norma istitutiva del FSE), anche prevedendo agevolazioni per questa tipologia di progetti/ interventi (obbligo adozione soluzioni esistenti si potrebbe valutare nel caso in cui FSE venga considerato quale elemento abilitante dei piani di rientro regionali); valutare interventi di finanza di progetto (FSE quale infrastruttura “immateriale” del SSN)
  • Utilizzare la piattaforma centrale prevista dal DL 69/2013 quale elemento di accelerazione del processo di realizzazione del FSE a livello regionale, accentrando funzionalità standard a livello nazionale (accreditamento medici e strutture, punto di accesso dei cittadini, gestione del consenso, servizi di interoperabilità, etc.)

Ricette digitali

  • Monitorare l’attuale percorso di sostituzione delle prescrizioni cartacee con le prescrizioni in formato elettronico, anche al fine di garantire, accelerando ove necessario, il rispetto delle previsioni normative;
  • Introdurre servizi “innovativi” per i cittadini: ricetta farmaceutica valida per tutto il territorio (già prevista a livello normativo, manca decreto attuativo); ricetta “ricaricabile” per malattie croniche (recentemente prevista per il formato cartaceo); ricetta “parlante” per agevolare prenotazioni on line tramite i CUP;
  • Prevedere integrazione della fustella cartacea attualmente associata alle confezioni dei farmaci con un equivalente sistema informatico di marcatura per migliorare controllo della spesa del SSN.

Dematerializzazione dei referti e delle cartelle cliniche

  • Monitorare il rispetto dell’obbligo di refertazione online per tutte le aziende sanitarie, accelerando ove necessario; Ad oggi solo il 50% delle aziende sanitarie risulta in linea con previsioni normative;
  • Valutare passaggio dalla “possibilità” aH“‘obbligo” di conservazione delle cartelle cliniche in formato esclusivamente digitale: ad esempio solo per le nuove cartelle cliniche con tempi di adeguamento idonei (12 mesi);
  • Rendere disponibili, sulle piattaforme di acquisto nazionali e regionali, prodotti e servizi dedicati all’innovazione digitale nelle aziende sanitarie (servizi di refertazione online, conservazione, gestione del personale e del bilancio, ottimizzazione dei sistemi informativi attraverso soluzioni basate su tecnologia cloud e software as a service);
  • Sempre per la tipologia di servizi di cui al punto precedente, favorire percorsi di “condivisione” delle infrastrutture / piattaforme software a livello regionale o sovraregionale.

Prenotazioni e pagamenti online

  • Monitorare il rispetto dell’obbligo di accettare pagamenti in formato elettronico per tutte le aziende sanitarie;
  • Definire piano di adozione della piattaforma centrale dei pagamenti realizzata e gestita da AgID;
  • Aggiornare le “Linee guida nazionali - Sistema Centri Unici di Prenotazione - CUP” prevedendo nuovi servizi legati all’introduzione delle prescrizioni in formato elettronico (ad esempio in relazione alla possibilità di procedere alla prenotazione automatica, senza intermediari, grazie alla disponibilità delle prescrizioni mediche in formato elettronico - “ricetta parlante”);
  • Favorire percorsi di “condivisione” delle infrastrutture / piattaforme software a livello regionale o sovraregionale.

Stakeholders pubblici coinvolti

Presidenza del Consiglio dei Ministeri e Dipartimento Funzione Pubblica, Ministero della Salute, Ministero Economia e Finanze, Regioni e Aziende Sanitarie, AgID.

Stakeholders privati coinvolti

Aziende sanitarie private e aziende sanitarie private accreditate, assicurazioni, fornitori di soluzioni ICT.

Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?

Entrambe. Gli interventi presentano un elevato grado di interdipendenza, la loro attivazione consentirà il raggiungimento di notevoli sinergie e vantaggi (in termini di costo ed efficienza) sia per il sistema sanitario che per i cittadini. La soluzione è infatti volta all’efficientamento del sistema sanitario in generale, poiché i vantaggi ricadono sui processi organizzativi e sulle soluzioni di erogazione dei servizi sanitari. In particolare, a partire dal fascicolo sanitario elettronico, le soluzioni indicate rappresentano tutte le componenti abilitanti per l’erogazione di futuri servizi e per l’integrazione di quelli esistenti: anagrafi degli assistiti, anagrafi degli operatori, anagrafi delle strutture sanitarie, connettività di rete, sistematicità dell’intero comparto. Le soluzioni quindi (DL 179/2012, L. 98/2013 e DPCM 178/2015) risultano a sostegno della domanda in quanto rispondono a finalità di cura (prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione) a vantaggio del cittadino e del medico; a sostegno della domanda e dell’offerta in quanto rispondono a finalità di studio e ricerca in campo medico, biomedico ed epidemiologico (fornendo dati per la prevenzione e la pianificazione di interventi mirati sia di natura sanitaria che di allocazione di risorse finanziarie); a sostegno dell’offerta in quanto rispondono alle finalità di governo in riferimento ai temi della programmazione sanitaria, della verifica della qualità delle cure del sistema sanitario, della verifica della spesa e della programmazione delle azioni conseguenti.

Tempistica

2016 - 2017 Fascicolo sanitario elettronico

2016 Ricette digitali

2016 Dematerializzazione referti e cartelle cliniche

2017 Prenotazioni e pagamenti online

Obiettivi e indicatori

Si tratta di iniziative in grado di determinare consistenti risparmi sulla spesa pubblica. Il Politecnico di Milano, ad esempio, stima che le strutture sanitarie potrebbero risparmiare circa 3,8 miliardi l’anno: circa 2,2 miliardi grazie al FSE, alla cartella clinica elettronica e alla dematerializzazione dei referti (per risparmi di tempo in attività mediche e infermieristiche e riduzione di sprechi dovuti alla stampa); oltre 800 milioni grazie alla riduzione di ricoveri dovuti a errori evitabili attraverso sistemi di gestione informatizzata dei farmaci; circa 400 milioni di euro grazie alla consegna dei referti via web e a un miglior utilizzo degli operatori dello sportello; 160 milioni con la prenotazione online delle prestazioni; 150 milioni attraverso la razionalizzazione dei data center presenti sul territorio e al progressivo utilizzo di tecniche di virtualizzazione.

A questi benefici, il Politecnico di Milano osserva che sono da aggiungere i possibili risparmi economici per i cittadini, grazie al miglioramento del livello di servizio, stimabili complessivamente in circa 5,4 miliardi di euro: 4,6 miliardi di euro dovuti alla possibilità di ritirare referti via web; oltre 600 milioni di euro grazie alla prenotazione via web e telefonica delle prestazioni; 170 milioni di euro grazie alle soluzioni di gestione informatizzata dei farmaci.

Investire in sanità elettronica significa inoltre investire nelle infrastrutture abilitanti allo sviluppo del paese: la domanda indotta (di banda larga, contenuti e servizi ICT) è stimata in 400 Meuro annui nel breve periodo, 1 Mld euro annui nel medio periodo e 2 Mld euro annui nel lungo periodo.

KPI di realizzazione
KPI Fonte Baseline 2013* Target 2018 Target 2020
Percentuale di cittadini che hanno attivato il FSE AgID 0% 25%-30% 70%
Percentuale MMG/PLS abilitati al FSE AgID 0% 25%-30% 70%
Percentuale dei Referti prodotti dall’Azienda resi disponibili nel FSE AgID 0% 25%-30% 70%
Percentuale di MMG/PLS abilitati al servizio (ricette digitali) MEF 0% 25%-30% 70%
Percentuale referti rilasciati in modalità online su totale dei referti rilasciati AgID 0% 25%-30% 70%
Percentuale di ASL/AO collegate al FSE AgID 0% 25%-30% 70%

Nota: gli indicatori sono stati concordati con Ministero della Salute, Regioni e Tavolo tecnico

(*) Baseline 2013 = 0 poiché il DPCM “Regolamento in materia di fascicolo sanitario elettronico” è stato pubblicato in data 11-11-2015 (GURI Serie generale n.263/2015).

KPI di risultato
Cittadini che utilizzano il Fascicolo Sanitario Elettronico
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie
Grado di partecipazione dei cittadini attraverso il web a attività politiche e sociali
KPI di impatto
Dimensioni Indicatori
Human Capital Internet Users
Digital Public Services eGovernment Users
Pre-filled Forms
Online Service Completion
Medical Data Exchange
ePrescription

Scuola Digitale

Cosa e perché?

Agire all’interno della scuola appare come un passaggio irrinunciabile.

La scuola è un servizio pubblico universale e come tale necessita di avere strutture adeguate al contesto: ed è oramai questione irrinunciabile e indifferibile la fornitura di rete, connettività e dispositivi tecnologici a tutte le scuole e in tutte le aule. Ad oggi meno del 20% delle aule scolastiche di primo e secondo livello (dalle elementari alle medie superiori) risulta provvista di collegamento a internet. Bisogna mettere in campo le risorse che consentano di arrivare al 100% delle aule in tempi brevi.

Bisogna poi considerare l’importanza dei benefici cosiddetti «estensivi» che la scuola può portare in termini di diffusione della cultura digitale nelle famiglie con figli. Per questo è necessario che il rapporto famiglie -scuola sia sempre più digitalizzato in termini di servizi, e che i curricula scolastici prevedano nuove competenze.

Le proposte contenute nella riforma «la Buona Scuola», insieme al piano Scuola Digitale del Ministero Istruzione, Università e Ricerca devono essere corroborate da una piattaforma di servizi interoperabili coordinati.

Chi fa cosa?

Il Ministero della Istruzione, Università e Ricerca è impegnato nella definizione di un’ampia riforma della scuola pubblica, “La Buona Scuola” https://labuonascuola.gov.it/, approvata con Legge 13 luglio 2015, n. 107 “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”.

L’Agenzia per l’Italia Digitale sosterrà e promuoverà con il MIUR tutti gli interventi di digitalizzazione del sistema scolastico, anche attraverso la realizzazione di interventi tesi a coordinare una piattaforma di servizi online per miglioramento del rapporto scuola - famiglia.

Gli stakeholders pubblici coinvolti

Tutte le scuole pubbliche e parificate e il MIUR

Ruolo degli stakeholders privati

Famiglie

I fornitori di servizi software

Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?

Le misure previste nella scheda si focalizzano sul miglioramento ed ampliamento dei servizi online a disposizione dell’utenza, sostenendo l’offerta e creando le condizioni per il sostegno alla domanda anche attraverso il potenziamento della connettività e l’aumento delle competenze digitali, come definito anche dal Piano Nazionale Scuola Digitale uscito a fine ottobre 2015 Il budget del progetto va allocato quindi all’offerta attraverso le azioni legate alla connettività:

  • Fibra per banda ultra-larga alla porta di ogni scuola (Piano BUL)
  • Cablaggio interno di tutti gli spazi delle scuole (LAN/W-Lan) (88,5 milioni di euro - avvisi a valere sulla Programmazione operativa nazionale – PON “Per la Scuola” 2014- 2020)
  • Canone di connettività: il diritto a Internet parte a scuola (10 milioni di euro all’anno a decorrere dal 2016 - Finanziamento MIUR (fondi previsti dalla legge 107/2015 per il PNSD); Accordi con Regioni ed enti locali; Convenzione CONSIP)

Sia alla domanda:

  • Ambienti per la didattica digitale integrata (140 milioni - avvisi a valere sulla Programmazione operativa nazionale – PON “Per la Scuola” 2014-2020)
  • Un profilo digitale per ogni studente Azione (Ordinari stanziamenti di bilancio per lo sviluppo del sistema informativo MIUR)
  • Un profilo digitale per ogni docente (Ordinari stanziamenti di bilancio per lo sviluppo del sistema informativo MIUR)
  • Registro Elettronico (circa 48 milioni di euro, necessari per attrezzare le oltre 141.000 aule delle scuole primarie - avvisi pubblici alle scuole, a valere su fondi PON “Per la scuola” 2014-2020)
  • Scenari innovativi per lo sviluppo di competenze digitali applicate (e.g. Portare il pensiero computazionale a tutta la scuola primaria - Aggiornare il curricolo di “Tecnologia” alla scuola secondaria di primo grado - 1,5 milioni di euro (fondi della legge 107/2015 per il PNSD + fondi PON FSE “Per la Scuola” 2014-2020)

Tempistica

2015-2018

Monitoraggio dell’iniziativa

AgID fornisce assistenza e supporto al MIUR che coordina l’iniziativa per le scuole.

Obiettivi e indicatori

KPI di realizzazione
KPI Fonte Baseline 2013 Target 2018 Target 2020
Numero studenti per PC nelle scuole MIUR 8 4 4
% di scuole con servizi di comunicazione on-line tra scuola e famiglia MIUR 50% 100% 100%
% Aule con Lavagna Interattiva Multimediale MIUR 26% 100% 100%
% di Aule con connettività Wi-Fi MIUR 20% 100% 100%
% di Aule con connettività LAN MIUR 15% 100% 100%
% di classi collegate al Registro Elettronico MIUR 50% 100% 100%
% di scuole con scenari didattici innovativi (robotica, elettronica, pensiero computazionale, storytelling,..) MIUR 0% 75% 100%
Numero di ambienti con attività didattica digitale integrata MIUR 0 3.500 5.000
KPI di risultato
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie
Grado di partecipazione dei cittadini attraverso il web a attività politiche e sociali
KPI di impatto
Dimensioni Indicatori
Connectivity NGA Coverage
Human Capital Internet Users
Basic Digital Skills
ICT Specialist
STEM Graduates
Use of Internet News
Music, Video and Games
Video on Demand
Video Calls
Social Networks
Banking
Shopping
Digital Public Services eGovernment Users
Online Service Completion

Giustizia e Legalità Digitale

Cosa e perché?

Il Ministero della Giustizia è da diversi anni impegnato in una incisiva azione complessiva di informatizzazione del processo civile e del processo penale, al fine di conseguire un miglioramento dell’organizzazione dei servizi di cancelleria, di realizzare considerevoli risparmi di spesa e di raggiungere una maggiore trasparenza delle informazioni relative alle cause e alle sentenze per l’avvocatura e i cittadini.

Tra le attività di maggior rilievo nell’ambito della digitalizzazione della giustizia ricordiamo:

  • II completamento dell’iniziativa Processo Civile Telematico con la definitiva telematizzazione di Giudice di Pace ed UNEP;
  • II potenziamento del Registro Penale Informatizzato (integrazione ed interoperabilità) con massima condivisione dei dati tra i soggetti coinvolti.
  • La digitalizzazione degli atti, gestione documentale, gestione delle notifiche

L’intero piano prevede soluzioni che garantiscano la massima interattività durante il processo di trasformazione del settore in ottica digitale, utilizzando soluzioni innovative di collaborazione multimediale che assicurino:

  • Qualità dell’interazione tra gli individui
  • Registrazione e crittografia dei contenuti
  • Digitalizzazione dei contenuti

Per esempio, per la riduzione dei tempi e dei costi si potrà stimolare la diffusione di postazioni video che offrano la possibilità di interazione tra parenti e detenuti. Una gestione dei colloqui di questo tipo, anche delocalizzata rispetto agli istituti di Pena (presso tribunale, procura, polizia, carabinieri), garantisce infatti una drastica riduzione dei costi ed eleva il livello di sicurezza.

Nell’ambito del più generale rafforzamento del presidio della legalità sul territorio, il Ministero dell’Interno darà seguito alle iniziative già sviluppate e realizzate negli ultimi anni, destinando la propria azione sia sulle sue articolazioni periferiche (Sistema delle Prefetture Territoriali), al fine di incrementare la capacità di supporto agli enti locali colpiti da corruzione e infiltrazioni criminali, con la fattiva collaborazione di ANAC, sia ad altri soggetti, quali l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC), per il recupero dei beni confiscati alla criminalità organizzata e il Commissario straordinario del governo per il coordinamento delle azioni antiracket e antiusura per le azioni di contrasto ai fenomeni del racket e dell’usura.

Saranno oggetto di particolare rilevanza gli interventi per la realizzazione di sistemi informativi per la PA che offriranno supporto ai Comuni su temi come anti-corruzione, appalti e trasparenza e si affiancheranno a sistemi per l’analisi intelligente dei dati per la prevenzione e il contrasto alle infiltrazioni mafiose nel sistema imprenditoriale.

Chi fa cosa?

Promotore del progetto per la Giustizia Digitale è il Ministero della Giustizia che ne coordina anche l’attuazione, anche attraverso il Tavolo Permanente per l’attuazione del Processo Civile Telematico.

L’Agenzia per l’Italia Digitale e il Dipartimento della Funzione Pubblica hanno già sostenuto e finanziato il Piano straordinario per la digitalizzazione della Giustizia e ne coordinano il completamento dell’attuazione.

Il tema della Legalità Digitale è di competenza del Ministero dell’Interno, già promotore e attuatore del PON Sicurezza 2007-2013, che promuove e coordina le iniziative previste. Gli soggetti coinvolti nelle varie azioni correlate alla Crescita Digitale sono:

  • le Prefetture e gli Enti locali delle Regioni meno sviluppate;
  • il Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura;
  • l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC);
  • Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC).

Per le azioni che prevedono l’utilizzo delle tecnologie digitali, verrà definita un’intesa con l’Agenzia per l’Italia Digitale.

Dove siamo e cosa manca

Settore civile

II Processo Civile Telematico è già una realtà ed è stato reso obbligatorio dal 30 giugno 2014. Con il D.L. 24 giugno 2014, n. 90, convertito in legge, con modificazioni, dall’ art. 1, comma 1, L. 11 agosto 2014, n. 114, è diventato obbligatorio il deposito telematico di tutti gli atti e i provvedimenti del procedimento per decreto ingiuntivo e il deposito degli atti endoprocedimentali in tutte le procedure iniziate dal luglio 2014. Dal 31.12.2014 il deposito telematico è obbligatorio anche per gli atti endoprocedimentali dei processi pendenti alla data del 30 giugno 2014. Tale previsione si estenderà anche alle Corti di appello, a decorrere dal 30 giugno 2015.

In tal modo si intende avvicinare il servizio-giustizia agli operatori e ai cittadini mediante l’impiego delle tecnologie informatiche nel processo e conseguire notevoli risparmi di spesa attraverso la riduzione del cartaceo.

L’avvocato, tramite la possibilità di depositare telematicamente, vedrà drasticamente ridursi i tempi di attesa per i depositi in cancelleria. Inoltre, potendosi effettuare il deposito telematico in tutto il territorio nazionale, si avrà una conseguente eliminazione delle distanze geografiche e territoriali, riducendo al minimo i disagi per l’avvocatura e i costi per i cittadini. Le cancellerie, del pari, riceveranno un immediato beneficio grazie alla riduzione delle attività di sportello all’avvocatura e all’utenza per l’accettazione dei depositi cartacei e per il rilascio delle informazioni.

La trasparenza informativa assicurata dal processo telematico è assoluta ed estremamente innovativa: tramite il portale dei servizi nazionali di giustizia, raggiungibile al link http://pst.giustizia.it/PST/, è possibile per chiunque la consultazione on line dello stato della causa in forma anonima e per i dati generici. Inoltre per la parte, i difensori, gli ausiliari e consulenti nominati dal giudice, con il solo utilizzo di un dispositivo di autenticazione forte (es. smart card), è altresì possibile consultare il contenuto specifico del fascicolo telematico, ovvero i provvedimenti dei giudici e gli atti delle parti depositati telematicamente o acquisiti informaticamente dalla cancelleria.

Prossime tappe: il pct interamente obbligatorio

Oltre all’obbligatorietà a partire dal 31.12.2014 del deposito telematico delle memorie endoprocedimentali per i procedimenti pendenti al 30 giugno 2014, e l’avvio del pct obbligatorio presso le Corti di appello a partire dal 30 giugno 2015, si sta valutando l’estensione dell’obbligatorietà anche agli atti introduttivi.

Si intende realizzare la definitiva telematizzazione degli uffici del Giudice di Pace e UNEP.

Progetti organizzativi: l’ufficio per il processo, gli sportelli di prossimità, e il datawarehouse

La diffusione del telematico verrà supportata anche da alcune azioni progettuali a carattere più spiccatamente organizzativo. Tra queste può annoverarsi la creazione dell’Ufficio per il processo, che nella disposizione introdotta con l’art. 50 del D.L. 24 giugno 2014, n. 90 ha tra le sue funzionalità anche quella di supporto all’avvio e allo sviluppo delle tecnologie. Saranno poi introdotte apposite modifiche sia normative che organizzative al fine di assicurare l’introduzione nel processo civile della videoconferenza per sentire testimoni e parti a distanza, che specie nella volontaria giurisdizione potrà avere la sua più efficace applicazione.

Inoltre, si stanno avviando progetti sperimentali sul territorio per la creazione, in collaborazione con enti locali, di “sportelli di prossimità”, nei quali potranno essere fornite agli utenti e a tutti i cittadini - anche con l’utilizzo di tecnologie e delle banche dati del Ministero della giustizia -informazioni sullo stato della causa o rilasciati certificati. Un’opportunità di verifica della gestione dei dati statici processuali arriverà completando l’esperienza del datawarehouse, già operativo nel settore civile e, a breve, in stato di definizione nel settore penale, che permetterà valutazioni anche di tipo proiettivo sull’andamento degli uffici nonché valutazioni sull’attività svolta secondo parametri di efficacia della stessa.

Settore penale

Un primo ambito di interventi riguarda il potenziamento della diffusione del registro penale informatizzato SICP (sistema informativo della cognizione penale).

Gli interventi previsti riguardano il completamento dell’automazione dei sistemi informativi già in uso e la loro integrazione sotto il profilo dell’interoperabilità e la sua completa diffusione sul territorio nazionale. Il completamento della diffusione dei sistemi informativi automatizzati permetterà un totale superamento di qualunque gestione cartacea dei dati superando l’utilizzo di tecniche gestionali cartacee che ancora residuano in alcuni settori.

La piena interoperabilità tra i sistemi permetterà una circolazione dei dati, caratteristica peculiare del settore penale, tra tutti gli attori del processo, in tutte le sue fasi, ossia dalla notizia di reato fino all’espiazione della pena, in una prospettiva che consenta anche la gestione integrata delle notifiche penali ai soggetti interessati, anche al fine di dare piena attuazione al disposto dell’art. 16 del di. 179/2012.

Un secondo ambito di interventi riguarderà la digitalizzazione degli atti e della gestione documentale, secondo una filosofia improntata all’assoluta preferenza per l’atto nativamente digitale.

Ciò comporta un intervento immediato sulla notizia criminis che dovrà essere trasmessa dalle forze di Polizia in forma digitale: da tale intervento deriverà la digitalizzazione dell’intero procedimento penale in tutte le sue fasi.

Verranno inoltre riconciliate e collocate in un unico contesto progettuale le varie iniziative oggi separate quali la gestione delle registrazioni e trascrizioni dibattimentali, le intercettazioni telefoniche, la produzione di atti multimediali, la gestione documentale etc.

La matrice che fornirà unitarietà a tutte tali gestioni dell’atto processuale sarà l’adozione dell’atto nativamente digitale e la sua archiviazione in sistemi unitari di gestione e consultazione.

A tale riguardo, occorre altresì prevedere soluzioni tecnologiche di supporto e potenziamento dell’attività di polizia nell’ambito della lotta alla criminalità. Con particolare riferimento alle Regioni meno sviluppate, è necessario dotare le prefetture di adeguati strumenti di digitalizzazione dei loro processi amministrativi con l’obiettivo di contrastare il crimine organizzato e la piaga della corruzione negli appalti e nella pubblica amministrazione in generale.

È necessario a tal fine realizzare la massima interoperabilità tra le banche dati che possano supportare l’attività di presidio del territorio e investigativa, sia preventiva sia di polizia giudiziaria, rispondendo così alle esigenze informative delle istituzioni e degli organi interessati.

Un terzo ambito di interventi riguarda l’impiego di tecnologie multimediali nel processo penale. Vari sono gli ambiti in cui tali tecnologie, che produrranno atti nativamente digitali e come tali trattati dal sistema unico di gestione di cui al punto precedente, potranno produrre i loro effetti:

  1. la registrazione o videoregistrazione degli atti processuali (siano essi atti di indagine, udienze dibattimentali o redazione di provvedimenti del giudice);
  2. l’utilizzo esteso della videoconferenza per l’esame a distanza (in tutte le fasi del processo);
  3. la conservazione nel fascicolo digitale di tali atti digitali multimediali con pari efficacia rispetto ai tradizionali atti scritti.

Una innovazione di tale portata richiederà una fase di avvio in una serie di uffici giudiziari pilota, scelti secondo criteri di eccellenza nella gestione dell’innovazione organizzativa e informatica.

Quanto alla fase successiva al procedimento penale, saranno necessarie integrazioni ed evoluzioni tecnologiche del sistema REGIO, banca dati dell’Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati, per renderlo rispondente a criteri di apertura e pubblicità dei dati.

Analogamente occorre digitalizzare l’accesso al fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di stampo mafioso, delle richieste estorsive e dell’usura.

Un quarto ambito di intervento prevede la creazione di appositi sistemi di controllo di gestione, trasversali ai vari uffici che gestiscono le varie fasi del procedimento penale.

La natura dei registri penali sarà oggetto di totale ripensamento, attraverso l’automazione informatica, trasformando i sistemi (più o meno raffinati) di protocollazione dei dati (e degli atti) a strumenti (anche) di valutazione dell’efficacia dell’azione degli uffici giudiziari.

La direzione è quella di un ampliamento e completamento dell’esperienza già avviata in tema di datawarehouse nel settore civile, prevedendo appositi strumenti di elaborazione statistica dei dati finalizzata non solo a fotografare quanto avvenuto, ma a permettere valutazioni anche di tipo proiettivo sull’andamento degli uffici, nonché a valutare l’attività svolta secondo parametri di efficacia della stessa.

In tale ambito potrà essere estesa la collaborazione con altre Pubbliche Amministrazioni, ed in particolare di quelle da cui dipendono le forze di Polizia.

Un quinto ambito di intervento riguarda la collaborazione con le altre autorità giudiziarie europee in materia penale.

Si potrà quindi lavorare per la creazione di un portale europeo per lo scambio di atti processuali tra le varie autorità giudiziarie con caratteristiche che assicurino l’integrità, l’autenticità e la sicurezza nello scambio dei dati. E’ infatti opportuno che il sistema delle rogatorie internazionali evolva verso un sistema di cooperazione digitale tra autorità giudiziarie, nel rispetto ovviamente della normativa processuale e sostanziale che disciplina la cooperazione giudiziaria tra Stati. Nella visione di un giudice europeo la tecnologia, corroborata da appositi interventi normativi di adeguamento della legislazione vigente, permetterà l’immediata individuazione dell’organismo giudiziario competente nell’attività di cooperazione, la partecipazione a distanza nello svolgimento degli atti processuali, la conoscenza ufficiale in tempo reale dello stato delle procedure di cooperazione.

Anche per il penale, al pari che per il civile, si stanno pianificando ulteriori misure organizzative, rispetto a quelle già delineate, che agevolino l’informatizzazione. Tra queste l’accesso on line ai registri penali e alle relative informazioni, nei limiti consentiti dalla legge, nonché l’erogazione da parte degli “sportelli di prossimità” di alcuni servizi relativi al penale (specie rilascio di certificati), in modo analogo a quanto si realizzerà per il civile. È previsto, infine, un ulteriore ambito di intervento che riguarda entrambi i settori (civile e penale) e che prevede l’uso di strumenti di Big Data Analytics e Social Mining da utilizzare per valutazioni di tipo proiettivo, non solo con il fine dell’elaborazione statistica ma anche per il supporto all’attività giudiziaria. La Big Data Analysis, difatti permette la gestione di grandi quantità di dati di natura diversa e provenienti da fonti diverse realizzando una sorta di “microscopio sociale” con lo scopo di scoprire schemi e i modelli di comportamento umano ed interpretare fenomeni sociali che potranno supportare l’attività investigativa e giudiziaria nazionale ed europea.

Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?

Entrambe

Le soluzioni sono a sostegno dell’offerta poiché prevedono l’introduzione di modifiche normative e organizzative. Richiedono una radicale riorganizzazione degli uffici e dei processi ed una formazione specifica degli operatori.

Favoriscono l’interoperabilità dei sistemi per la circolazione dei dati e l’acquisizione di efficaci sistemi di controllo di gestone.

L’uso di strumenti di Big Data Analytics e Social mining permetterà di costruire un’offerta che si fondi sull’elaborazione statistica dei dati e la formulazione di valutazioni di tipo proiettivo.

Il sostegno alla domanda si esplica nella finalità di garantire un avvicinamento del sistema della Giustizia agli operatori e ai cittadini. Si realizzerà nell’accesso on line alle informazioni, ai dati processuali, ai registri civili e penali, nella riduzione dei tempi di attesa, nella riduzione delle distanze geografiche e territoriali (attraverso l’uso di tecnologie quali la videoconferenza) e in una complessiva riduzione dei costi a carico dei cittadini

Tempistica

2014-2020

Monitoraggio dell’iniziativa

Agenzia per l’Italia Digitale in collaborazione con il Ministero della Giustizia e con il Ministero dell’Interno per le parti di competenza: sarà istituito un tavolo di monitoraggio dei piani operativi di sviluppo congiunto che pubblicherà periodicamente il Gantt generale delle iniziative in corso e la relativa tempistica

Obiettivi e indicatori

KPI di realizzazione
KPI Fonte Baseline 2013 Target 2018 Target 2020
Attivazione del processo penale telematico con completo trattamento digitale del fascicolo relativamente agli atti prodotti dalle fonti e dagli uffici giudiziari (% dei tribunali attivi) Ministero della Giustizia 0% 100% 100%
% di professionisti abilitati ai servizi di deposito telematico degli atti Ministero della Giustizia 13% 100% 100%
Numero di depositi telematici annuo effettuato dai professionisti (atti civili) Ministero della Giustizia 80.000 400.000 600.000
Numero di depositi telematici annuo effettuato dai professionisti (atti penali) Ministero della Giustizia 0 400.000 600.000
Riduzione (%) dell’indice dei reati collegati agli appalti pubblici 0 (2023)
Tempistiche medie (anni) di lavorazione delle istanze di accesso al Fondo di Solidarietà per le vittime di racket e usura Commissario straordinario antiracket e antiusura 2 1 (2023)
Dati relativi (%) ai beni confiscati pubblicati in formato open ANBSC 0 100 (2023)
KPI di risultato
Notifiche trasmesse in formato digitale nel processo civile
KPI di impatto
Dimensioni Indicatori
Human Capital Internet Users
Digital Public Services eGovernment Users
Online Service Completion

Turismo Digitale

Cosa e perché?

Il turismo mondiale è un settore in costante sviluppo, con un trend di crescita che ha permesso di superare nel corso del 2013 la soglia di un miliardo di viaggiatori. Contestualmente, in questi anni, si è affermato il web come luogo di informazione e intermediazione turistica.

Il turismo italiano si trova, invece, in una situazione di stagnazione e decrescente competitività, dovuta alla concomitanza di criticità strutturali, sedimentatesi nel corso dei decenni e mai risolte, di altre congiunturali che sono “esplose” più recentemente con la crisi economica, assieme alla radicata incapacità di innovare e di seguire i trend di cambiamento che, grazie alla rivoluzione digitale, stanno radicalmente cambiando il panorama complessivo.

Tutti questi elementi hanno pesanti implicazioni sul sistema turistico e limitano complessivamente la sua competitività rispetto al contesto internazionale in cui il nostro Paese agisce. In primo luogo c’è da segnalare il tema dell’accessibilità. Nell’epoca della globalizzazione e dell’annullamento delle distanze, l’Italia è spaccata a metà: una parte “accessibile” perché collegata da infrastrutture aeroportuali, autostradali o dall’alta velocità ferroviaria oltre che connessa a banda larga ed una parte “inaccessibile e chiusa” al turismo perché non esistono i requisiti fondamentali non solo di hardware ma anche di servizio (informazioni ecc.) e di segnaletica stradale.

Collegata all’accessibilità c’è la questione Sud. Solo il 13% dei turisti si reca, infatti, nel Meridione e quest’ultimo non esprime - pur avendone i requisiti in termini di risorse - la propria naturale vocazione turistica in maniera moderna ed efficiente, vocazione che potrebbe trasformarsi in un’industria di traino per tutto il Paese e attrarre investimenti.

A questo si deve aggiungere il ritardo fortissimo che l’Italia sconta nei confronti di quasi tutti i principali competitor rispetto al tema dell’innovazione tecnologica, della cultura e dell’economia digitale: come evidenziato tra le debolezze emerse dall’analisi territoriale, c’è un ritardo nella valorizzazione del patrimonio turistico e culturale italiano tramite l’uso delle tecnologie avanzate. Nel settore dei viaggi in particolare, il cambiamento delle abitudini e dei consumi sta determinando una crescente “indipendenza” del turista. Le attitudini ed i comportamenti dei viaggiatori sono infatti sempre più “social” e “digitai”. Si creano così nuovi segmenti di clientela che è possibile intercettare solo dotandosi di strumenti tecnologicamente avanzati che permettano, in particolare al turista straniero, di conoscere e “acquistare” l’Italia.

Non va poi dimenticato che l’innovazione tecnologica dovrebbe permeare anche settori fondamentali per il turismo italiano come quello dei beni culturali che purtroppo sconta un forte ritardo sui modelli di offerta, che si trova alle prese con problemi di connettività e diritti d’uso dei contenuti digitali. Ricerche dimostrano che, a parità di turisti, il PIL “turistico” potrebbe crescere di 4 Miliardi di euro all’anno se si riuscisse ad aumentare la sinergia tra i vari prodotti o eccellenze del nostro Paese. Risulta, quindi, evidente la sempre maggior centralità di servizi personalizzati, efficaci e competitivi nel turismo. Ciò ha anche il grande vantaggio di stimolare parallelamente sia l’innovazione di prodotto sia una nuova imprenditorialità, rispetto a quella classica del settore. In questo il digitale diventa un driver competitivo potente.

Più in dettaglio, le azioni urgenti riguardano questi ambiti:

Ecosistema digitale turistico, l’insieme di regole e convenzioni, competenze e professionalità, infrastrutture e sistemi tecnologici che permetteranno di gestire la digitalizzazione e la promo-commercializzazione nazionale adottando specifiche operative condivise che possono condurre alla standardizzazione degli elementi informatici (descrizioni, informazioni e transazioni operative e commerciali)

Ecosistema Digitale della Cultura per valorizzare il patrimonio culturale italiano attraverso la digitalizzazione di dati e servizi con una mappatura e digitalizzazione punti e siti d’interesse storico-artistico può consentire un riuso efficiente delle informazioni sul patrimonio storico, artistico e culturale.

Riuso per stimolare la collaborazione, lo scambio di best practice e il riutilizzo di tecnologie applicate dalle singole Regioni sui propri portali.

Brand reputation. Sviluppare la brand reputation digitale dell’Italia, ponendo attenzione a tutti i livelli ai temi della brand recognition: istituzionale - presenza del brand riconoscibile e coerente su tutti i canali; amministrativo - definizione e adozione di regole e metodi per l’utilizzo del brand; operativo - definizione e adozione degli strumenti per l’uso del brand Italia.

Definizione delle Infrastrutture Critiche. Sviluppo dell’elenco delle 10 infrastrutture critiche prioritarie per il miglioramento dell’offerta turistica nazionale. Verrà eseguita una mappatura delle destinazioni in ragione del loro appeal turistico attuale e saranno avviati programmi pilota, anche in collaborazione con importanti player del settore ICT.

Laboratori di Innovazione Turistica

Creazione di un “centro di innovazione” per il turismo culturale attraverso la trasformazione di alcune specifiche destinazioni in punti di riferimento internazionale per lo sviluppo di tecnologie e di strategie innovative nel settore dell’innovazione per il turismo e il patrimonio culturale. L’azione sarà svolta in collaborazione con Università, centri di ricerca, incubatori/acceleratori di impresa, in una prospettiva di respiro internazionale.

Infrastrutture per la fruizione in mobilità. Saranno adottate azioni finalizzate ad incrementare la possibilità di accedere e navigare in WiFi ai cittadini ed in particolar modo ai turisti. Per raggiungere tale risultato sarà operata una revisione delle procedure di accesso (p.e. autenticazione) alle reti WiFi offerte dalle istituzioni pubbliche rendendolo più semplice, veloce e, per quanto possibile, uniforme, dall’altro lo studio di una semplificazione normativa per l’offerta di connettività free WiFi da parte dei privati.

Formazione Professionale. Previsione di corsi specifici per incrementare la consapevolezza di come la tecnologia possa contribuire a potenziare la comunicazione e ad ottimizzare le capacità gestionali. In questo contesto, l’azione mira, in accordo con le istituzioni e le associazioni di categoria competenti, alla attivazione di una piattaforma (o la modifica di una esistente) per la formazione e l’aggiornamento continuo ai temi del social & digital dei professionisti e delle risorse impiegate nel settore del turismo, del turismo culturale e dei Beni Culturali.

Classificazione Alberghiera di Qualità. Attivazione di un percorso di uniformazione a livello nazionale della classificazione delle strutture ricettive, sulla base di criteri standard oggettivi e comuni, al fine di garantire una percezione coerente della qualità delle strutture e dei servizi turistici italiani.

Chi fa cosa?

I due ambiti di intervento prioritari sono:

  • Sviluppo digitale: per definire le proposte di azione per la digitalizzazione degli operatori pubblici e privati del settore turistico, al fine di accrescerne la competitività.
  • Promozione digitale: per definire le proposte di soluzioni e strumenti avanzati di marketing strategico digitale del prodotto turismo “Italia”.

Dovrà essere costituito un team integrato di competenze digitali di supporto al coordinamento e alla gestione coerente delle strategie digitali nazionali e locali sul turismo e sulla promozione dei beni culturali

A tal fine l’Agenzia per l’Italia Digitale promuoverà con il MiBACT e ENIT interventi a favore della digitalizzazione della filiera industriale turistica, in coordinamento e in supporto al livello regionale.

Gli stakeholders pubblici coinvolti

  • AgID
  • MiBACT
  • Enit
  • Regioni
  • Comuni destinazioni turistiche

Stakeholders privati

Servizi ricettivi e di trasporto, Operatori turistici, Agenzie di Viaggio, OLTA

Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?

Entrambe

Da un lato si incentivano azioni per promuovere l’offerta della filiera turistica, attraverso la trasformazione digitale degli operatori del settore, anche sostenendo l’e-commerce, in modo da accrescerne la competitività, e dall’altro si vuole sostenere la domanda attraverso una migliore comunicazione e una maggiore riconoscibilità del “brand” Italia. Il budget del progetto (4 milioni fondi AgID) va allocato quindi sia all’offerta sia alla domanda.

Per quanto riguarda l’offerta si possono individuare le seguenti attività:

  • promozione dei servizi del settore turistico attraverso le nuove tecnologie digitali, seguendo le indicazioni emerse dal documento conclusivo del Laboratorio del Turismo Digitale (TDLab) recante il “Piano strategico per la Digitalizzazione del Turismo italiano” [32] consegnato il 16 ottobre 2014, in cui si delineano le linee strategiche ed i piani operativi per un rilancio dell’azione del turismo digitale in Italia al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo.
  • specifiche linee di intervento finalizzate a predisporre le piattaforme informatiche di supporto relative ai decreti attuativi per i tax credit ex artt. 9 e 10 del decreto-legge n. 83 del 2014, convertito con modificazioni in legge n.106 del 2014.

Per quanto riguarda la domanda si può individuare l’attività di creazione di contenuti digitali per la promozione del settore turistico e utilizzo e gestione del dominio “Italia.it” per la finalità attinenti esclusivamente alla promozione turistica dei beni e delle attività culturali individuati nel territorio nazionale d’intesa con le Regioni. Tale azione avrà tra i principali obiettivi la promozione dell’offerta turistica italiana anche attraverso il progetto “mille eventi” afferenti al sito Verybello.it. Si potranno valorizzare gli investimenti già effettuati a livello regionale e nazionale anche mediante il riuso e la diffusione di soluzioni esistenti, favorendo, tra l’atro, la federazione e l’interoperabilità delle piattaforme esistenti

Tempistica

2015-2020

Monitoraggio dell’iniziativa

Enit e AgID in collaborazione e su indirizzo del MiBACT costituiranno una task force operativa.

Obiettivi e indicatori

Azioni che hanno l’obiettivo di creare un ecosistema efficiente ed efficace, utile a favorire la filiera degli stakeholder del turismo, a titolo esemplificativo:

  • Migliorare l’esperienza del turista italiano e straniero, oggi inscindibilmente legata al digitale.
  • Prevedere per le Azioni infrastrutturali trasversali una declinazione turistica.
  • Creare una coerenza tra le strategie digitali centrali e delle Regioni.
  • Sviluppare la commercializzazione, diretta o indiretta, del “prodotto Italia” nel suo complesso: turismo, cultura, enogastronomia, ma anche moda e design.
KPI di realizzazione
KPI Fonte Baseline 2013 Target 2018 Target 2020
% di amministrazioni Regionali con piattaforme digitali per il turismo/cultura compliant con le specifiche Regioni/MIBACT 0 10 21
Numero di amministrazioni locali con specifico portale per il turismo compliant con le specifiche Regioni/MIBACT 0 100 300
Numero di amministrazioni che pubblicano una mappatura e digitalizzazione dei punti di interesse storico e artistico presenti sul territorio Regioni/MIBACT 0 100 300
KPI di risultato
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie
Comuni con servizi pienamente interattivi
KPI di impatto
Dimensioni Indicatori
Human Capital Internet Users
Use of Internet Music, Video and Games
Social Networks
Shopping
Integration of Digital Technology RFID
Social Media
eInvoices
SMEs Selling Online
eCommerce Turnover
Selling Online Cross-border
eGovernment Users
Digital Public Services Online Service Completion
Open Data

Agricoltura Digitale

Cosa e perché?

La crisi del 2008 ha modificato profondamente la fisionomia economica del nostro Paese: il calo dei volumi acquistati di prodotti agroalimentari è un fenomeno iniziato nel 2010 e proseguito fino al 2013 con una contrazione media annua dello 0,5%.

Oggi i Fondi comunitari - pari a circa 7 miliardi di euro/anno - rappresentano la più consistente fonte di finanziamento per le imprese agricole e per circa l‘80% di essi (ossia i “piccoli agricoltori» che percepiscono fino a 5.000 € annui) è vitale. Pertanto, il miglioramento e la semplificazione nell’accesso a questi Fondi sono obiettivi primari delle politiche agricole.

È opportuno che la semplificazione sia attuata contestualmente alla Riforma della PAC (Politica Agricola Comunitaria) relativa al periodo 2014 - 2020 che modifica il sistema di norme a carico degli agricoltori. Infatti, le nuove regole stabilite dalla Commissione UÈ per l’erogazione dei Fondi comunitari (FEAGA e FEASR) introducono nuovi adempimenti sia per l’Amministrazione sia per le imprese, che rischierebbero d’incrementare il carico burocratico se il processo non venisse revisionato nel profondo attraverso il ricorso alla digitalizzazione.

A queste sollecitazioni I’ Amministrazione agricola ha risposto con iniziative d’indirizzo e normative volte a semplificare gli adempimenti per le imprese agricole e a migliorare l’efficienza della macchina amministrativa.

Il 18 novembre 2014 il Ministero delle Politiche Agricole ha presentato il “Piano Agricoltura 2.0 - Amministrazione digitale, innovare per semplificare” che prevede interventi basati sulla innovazione tecnologica e sulla semplificazione amministrativa e di processo, finalizzati ad eliminare (ovvero ridurre al minimo) il carico burocratico per gli agricoltori ed il ricorso a processi non informatizzati.

Il “Piano Agricoltura 2.0” ha dunque l’obiettivo ambizioso innovare per semplificare, eliminando la burocrazia inutile, mettendo l’Amministrazione al servizio degli agricoltori e portando a zero l’utilizzo della carta. L’attuazione della nuova Politica Agricola Comune e divenuta l’occasione per fare un salto di qualità.

A livello normativo sono stati recentemente realizzati in ambito agricolo obiettivi di grande importanza, quali:

  • la Legge 23 dicembre 2014, n. 190, “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilita 2015)’, in vigore dal 1 gennaio 2015, che prevede l’inserimento dell’anagrafe delle aziende agricole tra le banche dati di interesse nazionale individuate dal Codice della Amministrazione Digitale. In particolare, e stato modificato l’articolo 60, comma 3-bis, del Codice dell’Amministrazione Digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 20 5, n. 82 che elenca le banche dati di pubblico interesse ai sensi del CAD: dopo la lettera f-bis) stata aggiunta «f-ter)

    Dal gennaio 2015 l’Anagrafe delle Aziende Agricole è banca dati di interesse nazionale.

  • il DM 12 gennaio 2015, n. 162, relativo alla semplificazione della gestione della PAC (Politica Agricola Comunitaria) 2014-2020 approvato d’ intesa Stato - Regioni, che stabilisce che “il fascicolo aziendale e l’insieme delle informazioni relative ai soggetti tenuti all’iscrizione all’Anagrafe, controllate e certificate dagli Organismi pagatori con le informazioni residenti nelle banche dati della Pubblica amministrazione in particolare del SIAN (Sistema Informativo Agricolo Nazionale)”.

  • Il DM di fatto costituisce la base normativa che sostiene il «Piano Agricoltura 2.0» a decorrere dalla corrente campagna 2014-2015.

Tali norme attualizzano la precedente base normativa (art. 1 del DPR 503/99 che istituisce l’anagrafe delle aziende agricole; il Decreto Legislativo 29 marzo 2004 n. 99 che ha trasferito ad AGEA le funzioni di coordinamento e gestione del Sistema informativo Agricolo Nazionale, SIAN; il D.L. 9 febbraio 2012, n. 5, - convertito in Legge, con modificazioni, dall’articolo 1, comma 1, L. 4 aprile 2012, n.35), che non è riuscita a produrre risultati di particolare efficacia dal punto di vista della semplificazione e dell’innovazione, poiché non accompagnata da un contestuale progetto di digitalizzazione e riorganizzazione dei processi.

In un mondo nel quale i dati o meglio le informazioni sono il carburante dell’economia e la capacità di valorizzarli, renderli disponibili in maniera aggiornata e fungibili da processamenti automatici possono determinare vantaggi competitivi, creazione di posti di lavoro e spazi per l’imprenditorialità, l’Italia, Paese povero di materie prime, ha a disposizione una grande ricchezza nelle produzioni agroalimentari, che attraverso il digitale, può migliorare la filiera di distribuzione, ridurre i costi di commercializzazione, di pratiche amministrative e contribuire al miglioramento della salute anche attraverso la predisposizione di informazioni strutturate e processabili automaticamente.

Partendo da tale assunto, il nostro patrimonio di prodotti agroalimentari a marchio di qualità più grande in Europa e quindi nel mondo - con oltre 500 vini a denominazione di qualità e circa 280 prodotti agroalimentari - può trainare tutto il settore agroalimentare e costituire cluster con altri settori di eccellenza quali quello turistico e culturale.

In tale contesto AgID, in coordinamento con le PA interessate, nel quadro delle azioni complementari volte a favorire la trasformazione digitale delle imprese, metterà a disposizione dati aperti di tipo “linked” (Linked Open Data - LOD) sui marchi di qualità, georeferenziando tali informazioni e collegandoli ad ontologie di valenza internazionale.

Chi fa cosa?

Il Ministero per le Politiche Agricole, Agroalimentari e Forestali, l’ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) e l’AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) sono impegnate in un programma comune che, in attuazione delle norme sopra citate, prevede la realizzazione per il triennio 2015-2017, di una serie di interventi di innovazione e semplificazione basati sulla digitalizzazione.

AgID, Agenzia per l’Italia Digitale, sostiene il MIPAAF e AGEA nella progettazione e realizzazione degli interventi.

Gli interventi previsti sono stati progettati per agire in maniera integrata su tutto il dominio agricolo: Pubblica Amministrazione, Imprese, Centri di Assistenza Agricola (CAA), Organismi Pagatori, Autorità di Gestione, Regioni.

Il Piano si riferisce ai seguenti ambiti di intervento:

  • Agricoltura 2.0

    • Domanda PAC pre-compilata on line a marzo 2015
    • Pagamento anticipato fondi europei a giugno 2015
    • Integrazione Fascicolo Aziendale, Piano di Coltivazione e Quaderno di Campagna
    • Anagrafe unica delle aziende agricole: “sincronizzazione” dei sistemi regionali con il SIAN (Sistema Informativo Agricola Nazionale)
    • Banca dati unica dei certificati da presentare a carico del produttore
    • Domanda unificata (unica domanda di aiuto dal 2016)
    • Sistema Informativo integrato Stato-Regioni
  • Servizi d’innovazione per l’Amministrazione e per le imprese agricole.

    Servizi di innovazione per l’Amministrazione

    • Domanda Grafica di richiesta Fondi (semplificazione e trasparenza)
    • Semplificazione Piani di Sviluppo Rurale (sistema ex ante di verifica dei bandi regionali)
    • Semplificazione Piani di Sviluppo Rurale (sistema unico per la gestione delle domande di aiuto regionali)
    • Semplificazione e automazione del Piano Assicurativo Individuale (Rischi coperti, copertura assicurativa, localizzazione dell’oggetto assicurato, perizia geo referenziata)
    • Innovazione dei processi (Enterprise Architecture, Comunicazione Multicanale, Interfaccia in Linguaggio Naturale)

    Servizi di innovazione per le imprese agricole

    • Carta AgriPay integrata con identità digitale e firma elettronica a 1.500.000 agricoltori senza oneri aggiuntivi a carico della Amministrazione
    • Servizi a valore aggiunto per le imprese (Farmer’s Toot Managing Support System, Business Pian)
    • Portale DOP-IGP, anagrafica produttori, attività di controllo e certificazione
    • Portale e servizi e-commerce
    • Comunicazione e innovazione (InformAziendA, A PS, Open Data)

    *Dove siamo e cosa manca*

La base normativa è di fine 2014- inizio 2015, ma il programma darà i suoi risultati sin dal corrente anno 2015. Per l’attuale campagna agricola è infatti previsto di avviare tutti i servizi, ed in particolare la domanda PAC precompilata, la “sincronizzazione” del SIAN con i sistemi informativi regionali e l’identità digitale di 1.500.000 agricoltori.

Saranno inoltre sviluppate le linee guida e i documenti tecnici necessarie a favorire la trasformazione digitale delle imprese.

Gli stakeholders pubblici coinvolti

  • Ministero per le Politiche Agricole, Agroalimentari e Forestali
  • ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare)
  • AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura)
  • AgID Agenzia per l’Italia Digitale
  • Ministero Economia e Finanze, Agenzia delle Entrate e Agenzia del Territorio
  • INPS
  • Ministero della Sanità
  • Regioni
  • Organismi pagatori Agricoli

Gli stakeholders privati coinvolti

  • Imprese agricole
  • Centri di Assistenza Agricola (CAA)
  • Organizzazioni di produttori e cooperative
  • Industrie di trasformazione
  • Camere di Commercio

Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?

Le soluzioni previste sono a sostegno sia dell’offerta che della domanda: infatti si mettono a disposizione nuovi servizi per conto dell’amministrazione e delle imprese agricole (offerta) oltre a un incentivo alla comunicazione, alla trasparenza e all’utilizzo dei dati (domanda). Il budget del progetto va allocato quindi sia all’offerta sia alla domanda

Tempistica

2015-2017

Monitoraggio dell’iniziativa

AgID in collaborazione con MIPAAF, ISMEA e AGEA.

Obiettivi e indicatori

  • incremento dell’utilizzo dei servizi on-line da parte degli agricoltori
  • incremento nella tempestività della erogazione dei fondi comunitari
  • incremento dell’interscambio informative tra PPAA, a livello sia centrale che Stato-Regioni
  • incremento della trasparenza della azione amministrativa complessiva, e della efficienza della stessa, con decremento delle potenziali correzioni finanziarie comminate dalla UE all’Italia
KPI di realizzazione
KPI Fonte Baseline 2013 Target 2018 Target 2020
Numero di servizi on-line per l’agricoltura disponibili MIPAAF 1 6 10
Tasso di utilizzo dei servizi online disponibili MIPAAF 2% 20% 40%
Numero delle erogazioni finanziarie gestite a favore degli agricoltori (rispetto alle precedenti modalità di funzionamento) MIPAAF 20.000 200.000 400.000
Riduzione % delle correzioni finanziarie da parte della UE (rispetto alle precedenti modalità di funzionamento) MIPAAF N.D. 10% 20%
Numero di carte AgriPay consegnate agli agricoltori MIPAAF 0 1,5 Mln 1,5 Mln
Numero di Fascicoli Unici per le aziende agricole attivati MIPAAF 0 1,5 Mln 1,5 Mln
KPI di risultato
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese
KPI di impatto
Dimensioni Indicatori
Human Capital Internet Users
Use of Internet Shopping
Integration of Digital Technology eInvoices
Cloud
SMEs Selling Online
eCommerce Turnover
Selling Online Cross-border
Digital Public Services eGovernment Users
Pre-filled Forms
Online Service Completion
Open Data

Programmi di accelerazione

Creato il contesto adeguato allo sviluppo della trasformazione digitale, mediante l’implementazione di infrastrutture e architetture trasversali e piattaforme digitali, i programmi di accelerazione saranno il fattore chiave per il maggiore impatto, in termini di ricadute socio-economico e diffusione della cultura digitale

I programmi di accelerazione hanno come obiettivi cardine:

  • innovare il rapporto cittadini/imprese con la pubblica amministrazione, migliorando l’accesso ai servizi pubblici, attraverso una piattaforma unica, usabile e accessibile in un’ottica user- centred e fruibile anche in mobilità;
  • promuovere la trasformazione delle città e dei territori e il loro uso sostenibile ed innovativo da parte di cittadini e imprese;
  • rafforzare il “sistema di competenze” del paese per favorire la diffusione della cultura digitale, migliorare il benessere sociale e l’inclusione dei cittadini, la competitività delle imprese, e lo sviluppo di un contesto favorevole all’l’imprenditoria innovativa.

L’impatto atteso è quello di un cambiamento profondo che genera sia nuova domanda da parte di cittadini e imprese, sia maggiore sviluppo dell’offerta, tramite il driver pubblico e le applicazioni relative sviluppate da soggetti privati.

Italia Login - La casa del cittadino

Cosa e perché?

Rappresenta la cornice di riferimento del nuovo modo di relazionarsi fra pubblica amministrazione e cittadini/imprese. Un intervento strutturale che integra il sistema paese. Italia Login vuole costituire uno strumento importante per incrementare il livello di utilizzo dei servizi della pubblica amministrazione da parte dei cittadini e delle imprese e per migliorare la qualità e l’attrattività degli stessi servizi della PA.

Ogni cittadino italiano avrà un profilo civico online dal quale potrà accedere alle informazioni e ai servizi pubblici che lo riguardano. Un luogo di interazione profilato e personalizzato con la pubblica amministrazione e le sue ramificazioni, arricchito dalle segnalazioni sulle opportunità e gli obblighi pubblici che il sistema filtrerà in relazione al profilo anagrafico.

L’intervento vuole rappresentare la vera semplificazione della pubblica amministrazione, uno «Stato» facile da usare e accedere su multipiattaforma, “mobile first”:

  • La pubblica amministrazione offre a cittadini ed alle imprese i propri servizi online, comunica l’avvio di ogni procedimento amministrativo che li riguardi, apre un canale aperto di comunicazione;
  • Cittadini ed imprese devono trovare in un solo luogo i servizi necessari, fare operazioni in pochi passaggi dovunque si trovino, e con i propri mezzi di interazione, la risposta agli atti necessari;
  • Le imprese possono utilizzare i dati disponibili “in modalità open” per la realizzazione di nuovi servizi e applicazioni.

Un luogo centrale di accesso dove il cittadino con il suo profilo unico:

  • riceve e invia tutte le comunicazioni con le PA e ne conserva lo storico;
  • accede a tutti i servizi via via disponibili;
  • riceve avvisi di scadenze, effettua e riceve versamenti e ne conserva lo storico;
  • archivia i propri documenti;
  • interagisce con l’anagrafe digitale;
  • esprime valutazioni su servizi e fornisce feedback e suggerimenti;
  • partecipa alla vita democratica.

Ogni amministrazione pubblica dovrà portare i propri servizi all’interno di questa “casa” online del cittadino attraverso un sistema integrato di interfacce (API) e di tecnologie di supporto e di consumo, che permettano una maggiore compartecipazione di pubblico e privato nello sviluppo di servizi a valore per il cittadino e l’impresa.

La piattaforma avrà un set di API, documentate in un apposito sito, che garantiranno l’interoperabilità del servizio e il suo utilizzo attraverso l’interfaccia unica. E naturalmente gli uffici, interoperabili, si occuperanno di scambiarsi le informazioni in relazione alle funzioni che devono svolgere senza imporre al cittadino di trovarle per loro. Ogni cittadino avrà una chiave d’accesso ai servizi digitali pubblici, ha un’identità digitale garantita da un sistema standard, ha un domicilio su Internet e un sistema facile e sicuro per i pagamenti e per ricevere scadenze ed avvisi.

Si tratta di un cambiamento di paradigma che pone il cittadino al centro e l’amministrazione al suo servizio, avendo una focalizzazione particolare sulla semplicità e l’usabilità. Una nuova piattaforma relazionale che nel tempo integrerà flussi applicativi delle relazioni con i cittadini di tutta la PA.

Per la realizzazione a regime di Italia Login dovranno essere in esercizio sia il Sistema Pubblico di Identità Digitale, sia l’Anagrafe Nazionale Unica e dovranno essere previsti i seguenti interventi:

Sistema di Gestione dei Procedimenti Amministrativi Attualmente i sistemi di gestione documentali in uso nella quasi totalità delle amministrazioni sono obsoleti, incompleti, inadeguati, caratterizzati da scarsa interoperabilità, senza visione unitaria e sistemica.

Il Sistema di Gestione dei Procedimenti Amministrativi (SGPA) realizzerà il modello organizzativo e strumentale di riferimento con l’obiettivo di:

  • mappare i servizi a cittadini e imprese sui procedimenti amministrativi di una stessa PA e tra PA diverse;
  • reingegnerizzare, standardizzare e digitalizzare i principali procedimenti amministrativi interni e trasversali;
  • ricondurre ad unitarietà la gestione dei dati, degli eventi e dei documenti informatici non strutturati;
  • favorire l’impiego - ed il riconoscimento in campo amministrativo – di elementi documentali ampiamente usati nel settore privato, quali le registrazioni degli eventi di sistema ed applicativi (log);
  • definire il modello funzionale di riferimento che garantisca multicanalità di accesso;
  • creare un ambiente interoperabile, cooperante, scalabile e realmente aperto in termini di dati e trasparenza dell’azione amministrativa;
  • ridurre i tempi di adeguamento dei processi alle sollecitazioni normative e regolamentari;
  • introdurre modalità di erogazione in modalità SaaS propria dei servizi del Cloud Computing System;

Piattaforma internet corner

Al fine di superare il digitai divide culturale e consentire, anche alle fasce più deboli della popolazione, di fruire dei servizi di Italialogin, viene realizzata in collaborazione con gli enti territoriali, una piattaforma per l’allestimento sul territorio di punti di accesso pubblici assistiti. Verranno utilizzati spazi sociali già presenti (scuole, biblioteche, centri anziani, centri commerciali, uffici comunali, etc). Tali strutture saranno funzionali all’alfabetizzazione dei cittadini attraverso azioni di coordinamento svolte dai digitai champion territoriali d’intesa con AgID e gli enti territoriali.

Sistema di notification

Ogni servizio applicativo, sia che esso sia rivolto ai cittadini, sia che esso sia rivolto ad altre pubbliche amministrazioni, genera degli eventi al variare dello stato dei processi.

A dette transizioni di stato è necessario associare una comunicazione di informazione che uno stato si è modificato e/o che sono richieste azioni da intraprendere.

Il sistema di notification - anche integrato con il Sistema Pubblico di Connettività - potrà prevedere forme multicanale di comunicazione, anche con eventuale fallback a sistemi tradizionali già esistenti.

Sistema di identificazione documentale

Sempre più i documenti tendono a dematerializzarsi perdendo la loro forma cartacea ed assumente una forma di struttura dati in un sistema informativo. Per ragioni di user experience, questi dati vengono normalmente rappresentati agli utenti, non in forma di dati o di schemi XML ma in forma grafica con una rappresentazione “tradizionale” analoga a quella dei documenti tradizionali, seppure il dato con valore legale sia quello presente nei sistemi informativi.

È quindi opportuno realizzare una infrastruttura che consenta di collegare la rappresentazione ai dati per il tramite di un URI (Uniform

Resource Identifier) da includere nella rappresentazione, dotato di una opportuna struttura di metadati che potrà includere informazioni da altri sistemi quali SPID, il sistema di notification ed il sistema dei pagamenti. Lo spazio dei nomi di detti URI dovrà essere oggetto di coordinamento centrale ed il sistema potrà disporre di un repository di supporto.

Chi fa cosa?

  • AgID progetta e realizza la soluzione e emana gli standard e le regole tecniche per tutte le amministrazioni
  • tutte le amministrazioni partecipano e si integrano, anche attraverso il supporto di AgID, attraverso l’esposizione del loro patrimonio informativo e di servizio.

Gli stakeholderspubblici coinvolti

  • tutta la PA nazionale e locale

Ruolo degli stakeholders privati

  • Le imprese che possono offrire applicazioni / servizi aggiuntivi

Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?

Entrambe

Il progetto Italia Login persegue la realizzazione di un ecosistema di informazioni e di servizi, anche attraverso la definizione di un’identità coerente per la pubblica amministrazione centrale. Razionalizza e migliora quindi i servizi della PA integrandoli e semplificandone l’utilizzo (domanda) e crea le condizioni per il progressivo switch off e sviluppo di nuovi servizi (offerta). Il budget del progetto va allocato equamente quindi sia all’offerta sia alla domanda.

Per quanto riguarda l’offerta:

  • Linee guida interoperabilità dei servizi
  • Linee guida design siti web PA
  • SPID
  • ANPR
  • PagoPA

Per quanto riguarda la domanda:

  • Progressivo passaggio dei servizi attuali all’ecosistema di Italia Login che prevede autenticazione tramite SPID, identità visuale coerente, interoperabilità delle banche dati e pagamenti elettronici tramite PagoPA secondo uno schema di rilascio basato sugli enti pilota e l’utilizzo dei servizi già in essere
  • Developers.italia.it: piattaforma di rilascio delle API tecniche per creare applicazioni che si integrano nell’ecosistema di Italia Login

Tempistica

Prima fase: prima release dell’applicazione entro settembre 2015

Seconda fase: profilazione e login tramite SPID e anagrafe unica e accesso ai primi servizi dicembre 2015.

Terza fase: incremento servizi disponibili, progressiva da 2016 a 2017.

Esercizio a regime: 2017.

Obiettivi e indicatori

  • punto unico di accesso per tutti i servizi della pubblica amministrazione
  • maggiore usabilità e efficienza del rapporto amministrazione- cittadino
  • miglioramento della qualità dei servizi resi all’utenza;
  • sviluppo di servizi innovativi per cittadini e imprese.
KPI di realizzazione
KPI Fonte Baseline 2013 Target 2018 Target 2020
Numero di servizi sulla piattaforma AgID 0 100 300
% amministrazioni aderenti AgID 0 50% 100%
Numero utenti AgID 0 5.000k 10.000k
Numero di transazioni AgID 0 2.000k 5.000k
KPI di risultato
Comuni con servizi pienamente interattivi
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie
Grado di partecipazione dei cittadini attraverso il web a attività politiche e sociali
KPI di impatto
Dimensioni Indicatori
Human Capital Internet Users
Digital Public Services eGovernment Users
Pre-filled Forms
Online Service Completion
Open Data
Medical Data Exchange
ePrescription

Le competenze digitali

Cosa e perché?

Sono troppi, ancora, i cittadini italiani che non hanno mai usato Internet. Circa il 40% degli italiani non possiede un computer e non sa mandare una e-mail e né pagare un bollettino on line. Le sacche di analfabetismo digitale sono concentrate in alcune regioni del Sud, prime su tutte: Basilicata e Campania. La mancanza di competenze riguarda anche le piccole e medie imprese, con effetti molto significativi sulla capacità di crescita economica.

Nei prossimi anni la domanda di competenze digitali continuerà ad aumentare e questo rappresenta la vera sfida per la modernizzazione del paese e la sua capacità di competere.

Il divario tra la domanda e l’offerta di e-skills potrà essere superato solo attraverso una formazione orientata alle competenze digitali sia nel settore pubblico che nel settore privato. Poiché gli effetti delle politiche educative non sono immediati, sarà necessario ricorrere anche a risorse private per rispondere in tempi brevi alla domanda di competenze digitali. Per questo è necessario rilanciare la Coalizione nazionale per le competenze digitali, allargando la cornice del progetto europeo “Grand coalition for Digital Jobs”, nel quale l’Agenzia per l’Italia Digitale è referente italiano. La Coalizione Nazionale per le Competenze Digitali ha la missione di sviluppare l’alfabetizzazione digitale e favorire una diffusa consapevolezza sull’innovazione tecnologica nel paese, con particolare riguardo alle nuove professioni e al mondo delle piccole imprese, in modo da sostenere la società italiana nella sua interezza e complessità ad affrontare al meglio le sfide della trasformazione digitale.

La Coalizione si fonda sulla collaborazione tra istituzioni, a livello nazionale e territoriale, mondo delle imprese e dei professionisti, mondo dell’educazione, organizzazioni sindacali, associazioni e organizzazioni della società civile, con i seguenti obiettivi principali:

  • Per i cittadini: maggiore “consapevolezza digitale” e maggiore capacità di utilizzare i servizi digitali e di partecipare al nuovo contesto socio-economico, a partire dalla scuola e fino alle fasce di popolazione più anziana;
  • Per i lavoratori: incremento di competenze digitali per il mercato del lavoro in evoluzione;
  • Per gli imprenditori e i manager: aumento della capacità di individuare e sfruttare le opportunità offerte dall’economia digitale;
  • Per le piccole e micro-imprese: aumentare le potenzialità di innovare processi e prodotti e incrementare la propria competitività;
  • Per i dipendenti delle PA: incremento della capacità di utilizzare proattivamente le tecnologie e i servizi digitali.

Per raggiungere questi obiettivi la Coalizione opera attraverso la promozione, il supporto, l’integrazione di progetti nazionali e territoriali finalizzati allo sviluppo delle competenze digitali, correlandoli alle iniziative dell’Agenda Digitale, favorendo lo scambio delle esperienze e il riutilizzo delle buone pratiche, nell’ambito di un piano coordinato e di metriche ben definite.

Il Digital Champion italiano inoltre contribuirà alla diffusione e alla disseminazione delle attività e dei progetti portati avanti dai vari partners.

Tra le misure di incentivazione proposte per accelerare il processo di digitalizzazione si ambisce ad introdurre misure di agevolazione per la “Nuova Impresa intesa come Start-up di se stessa” nell’ambito di un provvedimento che estenda alla PMI che innovano nel Digitale, i benefici degli artt. 25-32 del DL 179/2012 per le Start-up innovative, ove tali imprese presentino un progetto imprenditoriale caratterizzato da un significativo contenuto tecnologico e innovativo, e/o mirato allo sviluppo di prodotti, servizi o soluzioni nel campo dell’economia digitale, e/o finalizzato alla valorizzazione economica dei risultati del sistema della ricerca pubblica e privata.

L’impatto atteso è quello di un cambiamento profondo in molte aree, sia quelle coinvolte dal rapido sviluppo delle competenze digitali, sia quelle che riguardano la cultura digitale.

Chi fa cosa?

L’organizzazione delle attività della Coalizione per le competenze digitali è sotto la responsabilità dell’Agenzia per l’Italia Digitale, che promuove, supporta e coordina i vari progetti portati avanti dai vari componenti.

Dopo aver pubblicato il Piano di Azione della Coalizione, sottoposto alla consultazione pubblica terminata il 31 gennaio 2015, nello stesso anno AgID ha avviato i lavori del Comitato Tecnico-Scientifico, pubblicato le Linee guida per i progetti della Coalizione per le Competenze digitali, realizzato il primo prototipo della nuova versione della piattaforma web, progettato le attività di sviluppo delle competenze digitali correlate ai progetti strategici di Crescita Digitale.

Gli stakeholders pubblici coinvolti

I partner pubblici del progetto sono molteplici: amministrazioni centrali (AgID, Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per gli affari regionali, le autonomie e lo sport, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Ministero della Difesa), locali ( ANCI, Regioni/CISIS), enti pubblici (es. ISTAT, ISFOL, Unioncamere, RAI), enti per l’istruzione, la formazione e la ricerca (es. Scuola Nazionale dell’Amministrazione, FormezPA, CNR, CINI-GII-GRIN).

Ruolo degli stakeholders privati

L’elenco dei partner privati della Coalizione è in continua crescita e comprende associazioni del mondo del lavoro, associazioni professionali e organizzazioni non profit, per un totale di circa 80 membri (dicembre 2014)

Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?

Le misure prevedono tutti gli interventi a sostegno della domanda.

  1. benefici attesi, saranno raggiunti attraverso l’adozione di azioni specifiche adottate a livello regionale e finanziate dai POR FSE di riferimento, in particolare:
  2. per potenziare il livello generale di competenza digitale del Paese ci si concentrerà su azioni di alfabetizzazione e inclusione atte a stimolare l’utilizzo del web, dei servizi pubblici digitali e degli strumenti di dialogo, collaborazione e partecipazione civica in rete.
  3. per le fasce più deboli della popolazione saranno previsti percorsi per adulti (in particolare per soggetti in situazione di svantaggio, analfabeti di ritorno, inoccupati e disoccupati)
  4. per ciò che attiene alla formazione nelle scuole saranno realizzati percorsi di e-learning e sviluppo di risorse di apprendimento on line (es. video lezioni) rivolti agli studenti. Inoltre, si prevede l’introduzione di percorsi di riqualificazione del personale della scuola e della formazione su tecnologie e approcci metodologici.
  5. per incrementare il numero di professionisti nel settore ICT verranno poste in essere azioni che mirano al miglioramento dell’offerta formativa in questo settore che tenga conto, nei suoi programmi, della necessità di colmare il digital gaps, agendo sul rafforzamento di competenze digitali dei diversi target.
  6. al fine di aumentare il numero di occupati nel Paese saranno previsti corsi di aggiornamento sulle competenze digitali rivolti a tutta la forza lavoro.
  7. sono previste anche azioni che mirano al miglioramento delle competenze digitali della pubblica amministrazione. Azioni di qualificazione ed empowerment delle istituzioni, degli operatori e degli stakeholders saranno attuate per migliorare l’offerta di servizi pubblici online.

Tempistica

2014-2020

Monitoraggio dell’iniziativa

AgID come referente italiano della “Grand coalition for digitai jobs”

Obiettivi e indicatori

KPI di realizzazione
KPI Fonte Baseline 2013 Target 2018 Target 2020
Utenti internet Istat 59% 85% 90%
% di laureati STEM (in settori riconducibili all’innovazione, all’economia digitale, e all’ICT) Istat 1,3% 2,5% 3,0%
% Occupati con ICT Specialist Skills - Totale (in % of persons employed) Eurostat 2,4% 4,0% 5,0%
% di aziende (PMI) che utilizzano processi e strumenti digitali per la vendita dei proprio prodotti o servizi (e-commerce) Istat 5,1% 40% 50%

Popolazione (%) che usa eGovernment e trasmette moduli

% individui (utilizzatori di internet) che trasmettono moduli precompilati per servizi di eGovernement

Istat 18% 40% 50%
Progetti inclusi nella piattaforma della Coalizione sulle competenze digitali AgID 0 200 250
KPI di risultato
Grado di partecipazione dei cittadini attraverso il web a attività politiche e sociali
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese
KPI di impatto
Dimensioni Indicatori
Human Capital Internet Users
Basic Digital Skills
ICT Specialist
STEM Graduates
Use of Internet News
Music, Video and Games
Video on Demand
Video Calls
Social Networks
Banking
Shopping
Integration of Digital Technology Electronic Information Sharing
RFID
Social Media
eInvoices
Cloud
SMEs Selling Online
eCommerce Turnover
Selling Online Cross-border
Digital Public Services eGovernment Users
Pre-filled Forms
Online Service Completion

Smart City & communities

Cosa e perché?

Il progressivo spostamento della popolazione verso le città e nelle aree metropolitane ma anche la necessità di garantire a piccoli centri ed agglomerati produttivi uno sviluppo sostenibile attraverso l’implementazione di tecnologie innovative, efficienti e “user freindly” richiedono l’adozione di un approccio integrato.

La sfida è quella di costruire un nuovo genere di bene comune, una grande infrastruttura tecnologica ed immateriale che faccia dialogare persone ed oggetti, integrando informazioni e generando intelligenza, producendo inclusione e migliorando la vita del cittadino ed il business per le imprese, anche attraverso azioni di promozione della social innovation.

Al fine di accelerare il processo di realizzazione di smart city e communities favorendo la nascita e la replicazione di buone pratiche l’art. 20 del DL 179/2012 definisce un modello di governance ed una serie di azioni tecniche.

Chi fa cosa?

AgID è responsabile della definizione del modello di architettura e della piattaforma nella quale sono descritti i metadati, i riferimenti geospaziali, i servizi. Il Comitato per le Comunità intelligenti propone il recepimento di standard, la definizione del sistema di monitoraggio, la definizione dello statuto e partecipa alla definizione della proposta di piano annuale per lo sviluppo delle comunità intelligenti. Il MISE collabora attraverso specifici interventi.

Dove siamo e cosa manca

Nella procedente programmazione, II Miur con due distinti bandi ha stanziato sui fondi di ricerca oltre 850 milioni di euro in ambiti strategici quali ed es. mobilità, salute, education, Cloud computingtechnologies per smart government, Cultura e Turismo, energia rinnovabile e smart grid, logistica, Sustainable naturai resources (waste, water, urban biodiversity).

Il comitato per le comunità intelligenti di AgID definirà le specifiche per la piattaforma per le comunità intelligenti che metterà a valore gli interventi già finanziati e definirà attraverso appositi gruppi di lavoro le azioni di sviluppo.

AgID, attraverso il lavoro del Comitato, definirà nel 2015 le linee guida per le Regioni per avviare ulteriori progetti di trasformazione che creino presupposti per migliorare le condizioni di vita e sviluppare un’economia sostenibile, sfruttando le condizioni favorevoli e la sinergia con altre azioni sistemiche (sviluppo competenze digitali, reti a larga banda, cloud computing).

Anche in attuazione a quanto previsto dal Decreto Legislativo 179/2012 che ha attribuito a AgID infatti la “pianificazione e attuazione delle attività di ricerca finalizzate allo sviluppo di servizi e prodotti innovativi utilizzando lo strumento dell’appalto pubblico precommerciale anche per conto delle regioni e di altre amministrazioni”, il piano prevedere un approccio di partnership pubblico privata per la realizzazione degli interventi.

Gli stakeholders pubblici coinvolti

Tutte le amministrazioni locali in prima battuta e i ministeri competenti per materia (MISE, MIUR).

Ruolo degli stakeholders privati

I privati che potranno essere partner con formule anche innovative di finanza di progetto, fra cui: fornitori di servizi e soluzioni ICT, utilizzatori diretti di servizi delle PA, realizzatori di servizi a partire dalla disponibilità di dati e open services di fonte pubblica, ecc.

Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?

Le soluzioni (linee guida, piattaforma, piano nazionale per la comunità intelligenti, bandi di ricerca open services) sono a sostegno di entrambe perché da una parte sollecitano il mercato e le città verso i servizi digitali e la produzione di dati, dall’altra stimolano i cittadini a richiedere e utilizzare gli stessi. Il budget del progetto va allocato quindi sia all’offerta sia alla domanda

Tempistica

2015-2020.

Monitoraggio dell’iniziativa

AgID

Obiettivi e indicatori

KPI di realizzazione
Città Metropolitane
KPI Fonte Baseline 2013

Target

2018

Target 2023
Numero di Comuni della Città Metropolitana con servizi pienamente interattivi in % sul totale dei comuni della Città Metropolitana Istat 20% 40% 70%
Persone (età > 14 anni) che hanno usato internet negli ultimi 12 mesi per relazionarsi per uso privato con la PA o con gestori servizi pubblici Istat 22,9% 34% 50%
Numero di comuni associati a sistemi informativi integrati Istat
270 678
Altre Aree Urbane
KPI Fonte Baseline 2013 Target 2018 Target 2020
Numero di città impattate dalle soluzioni AgID 0 50 150
Servizi inclusi nel catalogo AgID 0 300 3000
KPI di risultato
Comuni con servizi pienamente interattivi
Cittadini che utilizzano il Fascicolo Sanitario Elettronico
Notifiche trasmesse in formato digitale nel processo civile
Utilizzo dell’eGovernment da parte delle imprese
Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie
Territorio coperto da Wi-Fi pubblico
Grado di partecipazione dei cittadini attraverso il web a attività politiche e sociali
KPI di impatto
Dimensioni Indicatori
Human Capital Internet Users
Use of Internet Social Networks
Digital Public Services eGovernment Users
Pre-filled Forms
Online Service Completion
Open Data
Medical Data Exchange
ePrescription

Note

[29]Impact Indicators: Indicators, on the other hand, relate to the effects of the intervention. They gauge the extent to which the (intended) effects of a programme are expected to change the socioeconomic reality or the behaviour of socio-economic actors, expressing in this way the quantified objective of the intervention [European Commission, DG-Regio 2006, 5].
[30]SP = Service Provider, fornitore di servizi che mette a disposizione servizi digitali accessibili tramite il login con credenziali SPID
[31]http://www.agid.gov.it/agenda-digitale/open-data/dati-pubblici-condivisione
[32]http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1428932551361_TDLabPianoStrategicoFinale.pdf